
Finite le ferie, oramai siamo in dirittura di arrivo per il voto al referendum sulla riforma costituzionale Bosco-Renziana. Non c’è più tempo per gli espedienti dilatori, per furbate ambigue e per alibi tollerabili. Non che ne manchi la voglia ed un pizzico di speranza da parte dei soliti noti. C’è stato persino chi ha tirato fuori la “necessità” di un rinvio per il terremoto del 24 agosto (che, magari, confida in qualche altra e più spaventosa catastrofe. I menagramo non mancano mai).
Le manovre Confalonier-confindustriali-foglianti per ottenere da Silvio Berlusconi un autolesionistico passo indietro sono naufragate. La partita rimane invece aperta per la Sinistra del Partito Democratico, ancora invischiata goffamente negli arzigogoli del “Ni”. Le parole chiare (e scomode) di Massimo D’Alema a Catania hanno puntualizzato la vacuità dell’attendismo e dei condizionali nebulosi di Pier Luigi Bersani. Se c’è un fronte difficile a sfaldarsi è quello degli inconcludenti e dei fuggiaschi.
Oramai la partita si gioca, più che sugli schieramenti, sull’effettiva capacità e fermezza di impegno. Il riconoscimento da parte di Matteo Renzi della gaffe della “personalizzazione” è stata un segnale di debolezza di tutto il fronte del “Sì”. Ma, finora, da parte del “No” è mancata una spinta decisiva verso la conquista degli indecisi e di quelli che addirittura ignorano la questione, che poi sono l’effettiva maggioranza. Sembra, vorrei sbagliare, che tra quelli del “No” la diffidenza verso una possibile egemonia di altri della stessa parte superi l’intento di prodigarsi in una gara di impegno e di concludenza nella conduzione della battaglia. Non c’è da dolersi troppo di una mancanza di compattezza del fronte del “No”. Pretenderlo potrebbe portare conseguenze negative anche gravi. Ma sarebbe importante, perché è necessario e finirà con essere decisivo, che nessuno si limiti a “mettersi a posto con la propria coscienza” con una astratta presa di posizione e dia, invece, tutto l’impegno di cui è capace senza troppo attendere.
Il fronte del “No”, le singole forze politiche che hanno assunto questa posizione, i gruppi, le categorie professionali hanno un campo vasto e fertile in cui operare ad una prospettiva di risultati enormemente superiore a quella che, malgrado la disponibilità (e l’abuso) della gran parte dei mezzi mediatici, ha il partito del “Sì”. Ogni dato di conoscenza delle enormi sciocchezze della riforma Bosco-Renziana che si riesce a far passare è una sicura conquista di consensi al “No”. Non siamo certo noi che possiamo pretendere di fare i trombettieri del fronte del “No” che suonino il segnale della carica.
Ma non staremo zitti né ci volteremo da un’altra parte per far finta di non vedere chi preferisse continuare a dormire. Auguri a tutti, cari amici. Con la speranza di poterci congratulare con tutti noi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:05