
Ferruccio de Bortoli ha posto dalle colonne del “Corriere della Sera” (8 agosto) la questione assai importante dell’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Il legislatore dovrebbe prendere la proposta di Ferruccio de Bortoli in seria considerazione perché si riferisce a un problema, quello della vita democratica dei partiti, completamente eluso negli ultimi vent’anni. Infatti, spazzati via nell’infame biennio 1993-1994 i partiti della Prima Repubblica, che pur con i loro anche gravi difetti avevano statuti che assicuravano agli aderenti una partecipazione democratica, sono entrate in scena realtà politiche che hanno sempre più assunto le sembianze delle corti gravitanti intorno a monarchi assoluti. A partire dal 1994 in Italia si è aperta una fase lunga vent’anni di grande confusione politica; non è stata varata subito una nuova Costituzione che avrebbe giustificato la nascita della Seconda Repubblica, mentre la Costituzione vigente veniva disattesa in molte sue parti, tra cui l’articolo 49.
In questo processo degenerativo della nostra democrazia e delle nostre istituzioni va individuato uno dei motivi della disaffezione crescente al voto o, in alternativa, dell’adesione a espressioni di rabbia quale è quella rappresentata dal Movimento Cinque Stelle. Adesso occorre una nuova Costituzione, che non può essere quella varata dalla maggioranza che sostiene il Governo Renzi, e partiti credibili con una vita democratica in grado di assicurare criteri certi per la definizione delle scelte politiche e per la selezione dei gruppi dirigenti e dei rappresentanti nelle istituzioni. Per la Costituzione occorre rispondere con un secco “No” da parte degli elettori chiamati ad esprimersi nel prossimo referendum confermativo e, immediatamente dopo, come ha indicato Stefano Parisi, procedere con l’istituzione di un’Assemblea Costituente. Per regolamentare la vita dei partiti occorre attuare l’articolo 49 della Costituzione, attraverso legge ordinaria. Le due cose vanno insieme con una terza: una legge elettorale che assicuri la governabilità e contemporaneamente sia rispettosa, diversamente dall’Italicum, del principio di rappresentanza.
Per quanto riguarda la democrazia nei partiti, in Parlamento esistono proposte di legge che vanno nella direzione indicata da Ferruccio de Bortoli. Alla Camera una proposta di Matteo Righetti è stata incardinata, ma subito si è arenata, e in Senato c’è la proposta di Luigi Compagna, che attende ancora di essere messa all’ordine del giorno. Ci sono le condizioni per realizzare queste tre riforme. Mancano poco meno di due anni al termine di questa disastrosa XVII legislatura, il tempo necessario per correggere gli errori finora commessi nei primi tre anni e porre le basi utili per un nuovo e positivo inizio di una Seconda Repubblica, che seguirebbe un ventennio di disordine politico ed istituzionale.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01