Matteo Renzi parla  di una A3 inventata

“Quando l’annunciammo tutti ci ridevano dietro ma il prossimo 22 dicembre, insieme al ministro Graziano Delrio, percorreremo l’A3 senza alcun restringimento. L’Italia mantiene gli impegni che prende”. Sono le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Matteo Renzi, impegnato ad inaugurare un tratto di A3 da poco aperto al traffico. Mentre Gianni Vittorio Armani, nuovo presidente dell’Anas, si limita a dire, durante la cerimonia di inaugurazione di 20 chilometri di autostrada, che: “Questa estate, per la prima volta nella sua storia, l’intero tracciato dell’A3 sarà percorribile senza cantieri e deviazioni”.

Dei due quello che palesemente non dice la verità è il premier Renzi, perché dichiara che il tracciato dell’Autostrada A3 sarà senza restringimenti, mentre Armani dice solo che sarà senza cantieri. I restringimenti infatti ci saranno, mentre mancheranno i cantieri. Come al solito Renzi mente, mentre Armani pur dicendo che non ci saranno più i cantieri fa credere che la loro assenza significa che il lavoro è stato eseguito perfettamente e fino in fondo. Ma la verità è che l’autostrada che collega la Calabria a Salerno non avrà più cantieri perché il Governo e l’Anas hanno deciso di non completarla come, invece, sarebbe stato giusto fare anche perché i calabresi non sono figli di un dio minore.

L’avevamo detto quando il Presidente del Consiglio annunciò, per la prima volta, la fine dei lavori e l’inaugurazione il prossimo 22 dicembre, intitolando la nostra riflessione “Con l’A3 incompiuta Renzi punta ad un altro trofeo”, e documentando che la A3 sarebbe stata una autostrada monca, alla quale sarebbero mancati ben 52 chilometri di tracciato, e realizzata a tre dimensioni. La prima da Salerno in giù, per soli 54 chilometri su 443, a 4 corsie (tre per il traffico e una di emergenza); poi giù, verso Reggio Calabria, per ben 337 chilometri a sole 3 corsie (due per il traffico e una di emergenza), intervallate, però, da 4 tratti per un totale di 52 chilometri, a due corsie, senza emergenza, molto strette e con curve molto insidiose, così come erano state costruite, nel 1972, nelle zone più impervie dalla Calabra.

È auspicabile che questi 52 chilometri non vengano funestati da gravi incidenti perché saremmo costretti a patire il danno ed a doverci sorbire le immancabili dichiarazioni del signor Renzi che informerà la nazione che lui non era a conoscenza che, in A3, c’erano ancora tratti veramente pericolosi, e si armerà del piglio giustizialista che lo contraddistingue, in simili casi, chiedendo, urbi et orbi, che chi ha sbagliato debba pagare (chiaramente parlerà degli altri e non di se stesso).

Nel mentre, comunque, ci auguriamo che il viaggio che Renzi ha dichiarato di voler fare in Calabria in auto, col ministro Delrio, per l’inaugurazione dell’A3, si effettui realmente. Lo invitiamo a far percorrere, al codazzo dei “tappetini mediatici” che lo seguirà, almeno i 10 chilometri del massiccio del Pollino, i 21 chilometri che da Cosenza Sud portano ad Altilia Grimaldi, e gli 11 chilometri che collegano Pizzo a Sant’Onofrio. Può tralasciare tranquillamente i 10 chilometri tra Villa e Reggio ma deve percorrere gli altri 337 chilometri evitando di riempirci di menzogne come ha fatto finora dichiarando che “oggi sono tornato sulla Salerno-Reggio Calabria. Perché da oggi è tutta a quattro corsie, per la prima volta nella sua storia”. Ma quando mai! Ma di quale A3 sta parlando? È una menzogna che, soprattutto i calabresi, a partire dal Governatore Mario Oliverio, avrebbero dovuto correggere. Ma dovendo tessere le lodi del giovin signore fiorentino non hanno avuto il coraggio di dirgli che stava parlando forse di un’altra autostrada, che non ha solo 54 chilometri a quattro corsie ma l’intero tracciato a differenza della A3 calabrese. Sembra di rivivere la storia delle vacche di Fanfani con la differenza che ieri le menzogne le costruivano in loco e le servivano al potente di turno. Oggi le menzogne le costruiscono a Palazzo Chigi e le fanno sorbire agli amministratori locali. Sempre servizievoli, comunque. Povera Calabria senza presente e senza futuro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58