Non c’è nessun bottone da spingere per Raggi

Come era molto probabile che accadesse, la giunta pentastellata che guida il Comune di Roma sta già affondando in un mare di polemiche e di spazzatura. Ma al di là delle questioni pregresse, di quelle in carico al neo-sindaco Virginia Raggi e al netto del solito palleggio, incomprensibile ai non addetti ai lavori, di accuse tra vecchi e nuovi amministratori, sul piano politico generale emerge ancora una volta l’inconsistente faciloneria con la quale il partito degli onesti fondato da Beppe Grillo immagina di poter risolvere qualsiasi problema.

Avendo elevato l’onestà autocertificata al massimo grado di efficienza pubblica, i grillini sono spinti in alto da una forza propulsiva apparentemente inarrestabile la quale, tuttavia, si basa in gran parte su un bagaglio di luoghi comuni ben poco aderenti con la realtà fattuale delle cose. Tra questi vi è l’idea quasi religiosa di una democrazia formata, a partire dal Governo centrale, da una miriade di stanze dei bottoni al cui interno vi sarebbero i comandi giusti per fare la felicità del popolo. Ma dato che fino ad ora, almeno così si ritiene, tali stanze sono state per avventura monopolizzate da una schiatta di disonesti profittatori, le cose in Italia sono sempre andate male. Da qui la nascita di un Movimento a Cinque Stelle con la precisa missione di sostituire in blocco tutti i manovratori al potere, ladri e incapaci per definizione, con una nuova generazione di persone oneste e perfettamente in grado di far ripartire i possenti motori, centrali o locali che siano, che si immagina esistano nelle citate stanze dei bottoni.

Ora, osservando le cose su un piano sistemico generale, è più che ovvia la pericolosa semplificazione che si nasconde dietro l’espansione elettorale dei grillini. A tale proposito il socialista Pietro Nenni, all’indomani del varo del primo centro-sinistra, disse con grande arguzia: “Quando sono entrato nella stanza dei bottoni, mi sono accorto che i bottoni non c’erano”. Questo per riassumere con una frase da vero laico l’eccesso di aspettative che troppo spesso accompagnano l’azione di qualunque Governo. Ed eravamo in pieno boom economico, con un livello di spesa pubblica e di tassazione da sistema ultra-liberista. Oggi, con una mano pubblica che pervade in modo eufemisticamente eccessivo ogni ambito della società, svolgendo un colossale ruolo di mediazione tra una giungla di interessi più o meno consolidati, pensare di possedere la pietra filosofale della politica, così come millantano i pentastellati, con cui aggiustare ogni cosa è semplicemente folle. Folle come la promessa espressa più volte dalla stessa Raggi di risolvere il problema dei rifiuti capitolini in tre settimane. Per quel che si sa, dopo essere scesi a compromessi con tutta una serie di personaggi da loro demonizzati in campagna elettorale, allo stato attuale i prodi pentastellati insediati in Campidoglio sembrano afflitti da grave stallo. E se “al traffico si può sopravvivere”, scrive in un istruttivo articolo su Panorama Claudia Daconto, “ai cumuli di spazzatura maleodorante in piena estate no”.

Ai malcapitati cittadini romani, compresi quelli che hanno creduto nelle virtù taumaturgiche dell’onestà grillesca, non resta che comprarsi una buona maschera antigas.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58