E Cristo rimane  fermo ad Eboli

Innanzitutto cordoglio e vicinanza a tutte le famiglie coinvolte nella assurda e drammatica vicenda ferroviaria pugliese.

Purtroppo è sempre in questi casi che si scopre la realtà italiana che, ovviamente, è ben lungi dall’essere quella raccontata dal Premier e dal suo Governo. Altro che sorpasso alla Germania, l’Italia è ancora quella dei binari unici, oltretutto privi di ogni tecnologia di supporto, è quella dei torrenti che esondano e devastano di morte e distruzione città e province, è quella dei viadotti che crollano anche se appena costruiti. Il nostro Paese è quello dove basta che ci sia un vento e una pioggia più forte che crollano alberi trascurati, creando morte e danni, è quello infine delle opere d’arte abbandonate all’incuria e al degrado. Dal Nord al Sud non si contano le tragedie evitabili se solo si fossero investiti bene i danari pubblici. Per non parlare dello stato di molti ospedali, delle baraccopoli, della cementificazione selvaggia, della Terra dei fuochi, delle periferie urbane, ridotte in una condizione di vera inciviltà. E che dire di centinaia di sottopassi che ovunque si allagano con conseguenze disastrose e mortifere, insomma, è come se il dramma immane del Vajont non ci avesse insegnato nulla.

Eppure per decenni si sono spesso disonestamente sperperati miliardi e miliardi per opere inutili, talvolta realizzate ad hoc per gli amici e poi abbandonate al nulla delle razzie. Ci sono state centinaia di inchieste sulle famose cattedrali nel deserto, centinaia di servizi giornalistici e televisivi, centinaia di prime pagine sui rischi e i pericoli del degrado, dell’abbandono e della trascuratezza di opere e infrastrutture fatiscenti. Insomma, niente è servito a niente e periodicamente ci ritroviamo a piangere morti e disgrazie per eventi assolutamente prevedibili e evitabili. Questa è la realtà, altro che successi e trionfi citati da Matteo Renzi.

Sia chiaro, l’attuale Esecutivo è solo l’ultimo di una serie di anelli di una catena di ipocrisie, cecità, menefreghismi, opportunismi e trascuratezze vergognose e inaccettabili. In questo Paese si è pensato alle pale eoliche, alle rotonde ovunque, agli autovelox per fare cassa, ai parcheggi, alle vele abbandonate, ai muretti per gli writers, alle piste ciclabili più impensabili e non si è pensato al dissesto e alla arretratezza da sistemare. Si è pensato alla Tav Italia/Francia, al Ponte sullo Stretto e chi più ne ha più ne metta e non a cose più urgenti, necessarie e magari più semplici e meno costose.

Da decenni governo dopo governo solo annunci su piani infrastrutturali faraonici, promesse di interventi straordinari sul degrado idrogeologico, insomma chiacchiere e nulla più. Come se banda larga, fibre ottiche, digitalizzazione, pure necessarie e indispensabili, di colpo e da sole cancellassero tutte le altre infinite e più urgenti precarietà drammatiche del Paese. Che dire dunque dell’ennesimo e triste episodio ferroviario frutto certo di qualche ingiustificabile errore, ma anche e soprattutto di una sciatteria programmatica inaccettabile. A che serve tassare fino all’inverosimile i contribuenti se poi quei danari anziché essere investiti e trasformati in sicurezza, ammodernamenti, ristrutturazioni vengono sperperati spesso come sappiamo.

È la solita realtà italiana, Alta Velocità al Nord, Medioevo al Sud, miliardi e scandali per l’Expo, per il Mose, per Mafia Capitale, mentre Cristo resta fermo a Eboli. Per questo piangiamo di dolore, ma ancora più di rabbia, per questo esasperati chiediamo giustizia e trasparenza, per questo indignati alziamo la voce contro un andazzo politico di insopportabile trascuratezza verso le opere necessarie e indifferibili. Il clima del Paese è infame e la gente non ne può più, anche perché che piaccia o meno, da Monti in giù, politica, classe dirigente e caste sono diventate insopportabili, arroganti e tracotanti. Ci chiediamo: servirà questa ennesima dolorosa tragedia? Certo con la rabbia che c’è in giro continuare a non capire e a non fare, stavolta, potrebbe essere veramente pericoloso.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:52