Se dalle urne  non esce la ricchezza

La grande avanzata elettorale grillina, con ben 19 ballottaggi vinti su 20, è stata interpretata da molti osservatori come una sorta di vox populi, vox dei. Secondo costoro il popolo ha parlato fin troppo chiaramente e, pertanto, sbagliano coloro i quali considerano con preoccupazione la possibilità, a questo punto molto plausibile, di un futuro governo nazionale a Cinque Stelle. Soprattutto per chi crede in una sorta di assolutismo democratico, apparente ossimoro secondo cui attraverso il voto popolare tutto sarebbe possibile, la sanzione delle urne rappresenta la migliore garanzia di crescita civile e di prosperità economica. Tutto ciò partendo dal presupposto, che il grande Hayek ha chiamato costruttivismo, che solo attraverso atti deliberati della sfera politica sia possibile lo sviluppo della società. Nella fattispecie, l’idea che il M5S possa cambiare le cose portando nella suprema stanza dei bottoni la presunta onestà del cittadino comune sta cominciando ad entusiasmare molti scettici della prima ora, risvegliando in alcuni residuati bellici del 1968 antiche nostalgie rivoluzionarie, sul tipo della fantasia al potere.

Ora, come mi sforzo di scrivere da tempo, soprattutto in un Paese come il nostro, devastato da decenni di assistenzialismo e di soffocante tassazione, ci vorrebbe ben altro che il confuso velleitarismo dei grillini per, come si suol dire, raddrizzare la baracca. Con i pentastellati siamo sempre fermi, con in più alcune pericolose proposte come quella di uscire dall’Euro, all’idea del cosiddetto Governo migliore. Idea riproposta con gli esisti fallimentari che sono sotto gli occhi di tutti dal genio della lampada che ancora occupa Palazzo Chigi. Un Governo migliore degli onesti che, in questo caso, si proporrebbe di aumentare ulteriormente l’intervento pubblico con altre nefaste azioni di carattere redistributivo, come il tanto sbandierato reddito di cittadinanza. D’altro canto, all’interno di una società drogata di spesa pubblica e sostenuta finanziariamente dalla “cattiva” Europa attraverso la Banca centrale europea, la consapevolezza molto liberale di ciò che andrebbe veramente fatto nell’interesse dell’Italia e, principalmente, delle nuove generazioni è sempre più rara.

Tuttavia, ricordando ai soloni di quell’opinionismo sempre pronto a salire sul carro del vincitore che la ricchezza delle nazioni non scaturisce dalle urne, bensì dalla libertà d’iniziativa economica, con l’ultima versione di assistenzialismo burocratico interpretata dagli onesti a Cinque Stelle rischiamo di schiantarci contro un treno di illusioni ancor più potenti rispetto a quelle del renzismo declinante. Potenza delle poche e confuse idee.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:53