
Il Presidente del Consiglio ha indubbiamente le sue responsabilità, ma crediamo che non sia possibile che ogni consultazione (elettorale, di ballottaggio o referendaria che sia) debba necessariamente trasformarsi in “referendum” pro o contro Renzi.
Il referendum di ottobre è cosa seria perché i cittadini sono chiamati ad esprimersi su una riforma della Costituzione, non sulla sopravvivenza di un governo. La responsabilità politica (e non solo) del capo del Governo, dal basso della sua presuntuosa insipienza politica, è quella di aver trasformato la consultazione referendaria in un giudizio (politico) sull’operato del suo governo stravolgendo il vero significato della chiamata alle urne. Il cittadino che vorrebbe far saltare come un tappo a Capodanno il leader del Partito Democratico, si recherà alle urne e voterà contro la riforma a prescindere dal contenuto della stessa.
Stesso discorso vale per certa opposizione (?) che, pur di mandare un segnale politico all’ex sindaco di Firenze oggi a Palazzo Chigi, si è dichiarata disposta ad appoggiare i candidati non del Pd. Umilmente scrivendo, si ritiene che la cosa più importante sia quella di votare per eleggere a sindaco di una città il candidato migliore (o meno peggio), al di là dei segnali “trasversali” da inviare al Governo nazionale. Altrimenti, per quella città (si chiami Roma, Torino o Milano, solo per citare alcuni capoluoghi chiamati al ballottaggio) si prospettano cinque anni “di passione”. Certe forze di opposizione al governo nazionale, oltre ad aver già dimostrato la loro scarsa attitudine a vincere le elezioni, rischiano di fare la figura di quel marito che, convinto di fare un dispetto alla moglie, decide di evirarsi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:51