Opposizione unificata   e grandi disastri

La condizione dei numerosi antagonisti politici di Matteo Renzi mi fa venire in mente, fatte le debite proporzioni storiche, la triste vicenda della cosiddetta Opposizione unificata, ossia il fallimentare tentativo operato da Trotsky, Kamenev e Zinov'ev - in precedenza acerrimi nemici - di coalizzarsi, alla fine degli anni Venti, contro l’inarrestabile ascesa del compagno Stalin.

C’è infatti da restare più che sbalorditi di fronte al micidiale uno/due, referendum sulle trivelle e mozioni di sfiducia al Senato, che l’attuale opposizione italiana si è sostanzialmente auto-inflitta, fornendo ad un Premier in evidente affanno un assist formidabile. Al cospetto di un Paese reale in buona parte stanco di un certo sinistrismo anticapitalista, sempre pronto a porre veti su tutto, e di una politica autoreferenziale che usa la questione morale come una clava, l’Armata Brancaleone che vorrebbe mandare a casa Renzi è riuscita, scegliendo in blocco di entrare in un doppio terreno minato, a farlo passare per un leader responsabile e costruttivo. Se non altro più responsabile e costruttivo di chi non sembra minimamente in grado di mettere in piedi una proposta politica appena spendibile sul piano della credibilità. In particolare, tra un Movimento Cinque Stelle sempre più legato al relitto programmatico dell’onestà, una Lega Nord in bilico tra la tentazione estremistica e la moderazione necessaria per guidare il magmatico centrodestra, e una Forza Italia sempre più in confusione, Renzi appare come il personaggio della pubblicità del Gratta e Vinci a cui piace vincere facile. Tutto questo, come ho avuto modo di scrivere su queste pagine, segnala ancora una volta la mancanza sempre più drammatica per l’Italia di una rappresentanza politica la quale, se non nel nome, si richiami nella sostanza alle istanze liberali e moderate ben presenti in altri grandi Paesi occidentali. Una rappresentanza che sia in grado di contrastare Renzi essenzialmente sul piano dei suoi evidenti fallimenti economici, proponendo una linea rigorosa dal lato del controllo della spesa e della riduzione reale delle tasse, anziché incartarsi su posizioni giustizialiste e su opzioni del tutto utopistiche.

Un mare magnum di redditi di cittadinanza, di ritorni nostalgici alla vecchia liretta ed alle pensioni retributive, di asili nido gratis per tutti e di moralità autocertificata un tanto al chilo da cui non sembra francamente emergere un’alternativa accettabile all’ostentato iperattivismo di un personaggio che fa della propaganda la sua arma vincente. D’altro canto le opzioni politiche serie e credibili non si costruiscono, a mio modesto parere, rincorrendo Renzi sulla linea degli illusionismi. Su questo terreno il ragazzotto fiorentino continua ad essere il primo della classe.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:04