Un Paese inchiodato   allo “zero virgola”

L’infinita diatriba sugli zero virgola della nostra striminzita crescita realizzata nel 2015, la quale corretta per il numero dei giorni lavorativi viene corretta al ribasso dall’Istat ad un risibile 0,6 per cento, mostra il vero volto di un Paese devastato da anni di fallimentare statalismo e le cui attuali redini sono in mano ad un ragazzotto che in testa ha una sola idea fissa: raschiare il fondo del barile della spesa pubblica e dei debiti per far ripartire il sistema economico. Ebbene, dopo due anni di una così demenziale linea politica, il dibattito ruota da giorni intorno ad una pseudo-ripresa che sarebbe già troppo paragonarla al famoso rimbalzo del gatto morto, visto il tracollo che ha interessato l’Italia negli ultimi anni. Un tracollo, si badi bene, che si lega ad un andamento cronicamente molto debole del nostro sistema economico, che ci relega da molti lustri al ruolo di fanalino di coda dell’Europa. Ed è ovvio che con questi evanescenti tassi di sviluppo, ammesso e non concesso di restare per qualche altro anno con il Pil di segno positivo, la sostenibilità di un colossale indebitamento sistemico, sofferenze bancarie comprese, resta la principale spada di Damocle del regno del Pinocchio fiorentino.

Attualmente stiamo beneficiando del formidabile ombrello di Mario Draghi, ma prima o poi dovremo fare i conti con la fine del cosiddetto Quantitative easing, e allora saranno dolori visto che nessuna riforma strutturale degna di questo nome è stata messa in campo dall’Esecutivo dei miracoli. Riforme strutturali che, compatibilmente con un regime democratico, riducessero gradualmente i costi di un perimetro pubblico smisurato nel regalare posti al sole e pasti gratis ma assai ristretto sul piano della sua effettiva efficacia e funzionalità. Ma ciò non è minimamente avvenuto, lo Stato ha continuato ad intermediare una quota insostenibile di risorse, seppur contabilmente mitigata ricalcolando nel Pil persino l’usura e la prostituzione, condannando il Paese reale ad una sorta di sostanziale quanto infelice decrescita.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59