Il partito unico dei pensionati

In questi giorni, innescato da alcune incaute dichiarazione del Governo sulle cosiddette pensioni di reversibilità, stiamo assistendo al solito dibattito surreale sulla previdenza pubblica. Un argomento il quale, all’interno di un Paese per vecchi qual è diventato l’Italia, richiama la “materna” attenzione dei più navigati volponi della politica professionale.

D’altro canto, all’interno di una democrazia di Pulcinella nel quale è schiacciante la propensione a comprarsi i voti con la spesa pubblica, non esiste allo stato alcuna forza politica organizzata che abbia il coraggio di sfidare il continuo assalto alla diligenza dell’Inps. Un carrozzone con un bilancio complessivo a dir poco mostruoso, come dimostra il suo impressionante bilancio che si attesta intorno al 50 per cento della spesa pubblica complessiva. Ovviamente l’ente presieduto da Tito Boeri non gestisce solo le pensioni in senso stretto, occupandosi di parecchi altri interventi di natura assistenziale. Sta di fatto che dai 291 miliardi di euro messi a bilancio nel 2011, si è passati agli oltre 419 miliardi del 2015, complice l’accorpamento di varie casse, come quella colossale dei dipendenti pubblici.

Ora, per quanto riguarda le pensioni vere e proprie, nonostante la tanto vituperata Legge Fornero, l’Istat ci dice che nel 2014 esse ammontavano ad oltre 277 miliardi di euro, con un’incidenza sul Prodotto interno lordo del 17,17 per cento, ovvero circa il doppio della media dei 34 membri dell’Ocse.

Di fronte a questi numeri catastrofici, messi quotidianamente a repentaglio dai professionisti dell’irresponsabilità collettiva, come l’instancabile Cesare Damiano, sempre pronti a trovare varchi per nuovi imbarchi di pubblici assistiti, dovremmo essere tutti preoccupati e fare ogni sforzo per contribuire alla sostenibilità di un sistema che funziona come una bomba ad orologeria. Del resto non possiamo pensare di continuare nella linea folle di ottenere consenso sulla pelle delle nuove generazioni, addirittura accrescendo il peso di quella sorta di schema Ponzi con cui funziona la pubblica previdenza, nell’ambito di una economia la quale, anche per questo insopportabile gravame, non cresce.

Abbiamo le più alte aliquote contributive del mondo, che continuano a lievitare in ogni comparto economico e professionale, le quali rappresentano per la maggioranza delle nostre attività private la voce più cospicua di un prelievo tributario allargato insopportabile. Ma sul fronte della politica il partito unico dei pensionati sembra non curarsene affatto, invocando nuovi pasti gratis per tutti. Tanto, si pensa, ci sarà sempre un governicchio Renzi pronto a truccare i conti all’occorrenza. E poi ditemi che non siamo falliti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55