Renzi e gli sbagli che non finiscono mai

Pensare che in Europa si possa trattare come in Italia è uno dei tanti sbagli di Matteo Renzi. Un errore aggravato peraltro dalla recidiva dell’averne già commesso uno assai grande, quello di indicare Federica Mogherini a super commissario agli esteri dell’Unione europea. Va da sé, infatti, che se avessimo proposto per quella carica un personaggio (lo diciamo con tutto il rispetto) di grande esperienza e di maturata autorevolezza, tutto sarebbe stato più facile e possibile in questo delicato passaggio di confronti e richieste.

Siamo, infatti, sotto esame europeo, non solo per la questione immigrati, ma soprattutto per l’utilizzo della flessibilità di bilancio e per gli ulteriori controlli sul sistema bancario interno. Come se non bastasse, è noto che le simpatie per l’Italia, a causa di antichi e ripetuti errori politici, non sono alte, dunque mettersi a scherzare facendo inutili e ritardate voci grosse, può costarci caro.

Infatti, Renzi, se proprio avesse voluto, avrebbe dovuto mettere in chiaro con l’Europa molte cose sin dall’inizio del suo mandato, non avendoci pensato allora, farlo adesso appare sia tardivo che pericoloso. Con il consesso dei capi che nella Ue contano, bisogna andarci piano, a meno che non si disponga di un potere contrattuale forte e universalmente riconosciuto, circostanza che nel nostro caso è tutt’altro che scontata.

Ma tant’è e avendo preferito Renzi mostrare quei muscoli che sono più finti che veri, non ci resta che sperare nella buona sorte. Va da sé, infatti, che se poco poco l’Europa ci bocciasse nell’esame di marzo sui conti pubblici, non solo saremmo nei guai seri, ma Renzi dovrebbe ritornare sui suoi passi costringendo l’Italia all’ennesima figuraccia e gli italiani a ulteriori sacrifici.

Insomma, ci ritroviamo nel solito pasticciaccio nostrano che avremmo dovuto e potuto evitare, ma con Renzi tutto è possibile e lo vediamo, del resto sin dai primi passi il Premier ha manifestato una scarsa confidenza con l’umiltà e con il senso della misura. Gli stessi suoi discorsi, di questi giorni, testimoniano un distacco con la realtà del Paese che, francamente, la dice lunga sul suo metro di pensiero, dire che l’Italia sia fuori dalle secche è come affermare che i vampiri bevano latte scremato, tanto è vero che dopo molti proclami, Padoan raccomanda accoratamente l’attenzione sul debito. Chiudiamo l’anno non bene e comunque molto peggio di come avremmo potuto chiuderlo, non è un caso che i partner europei abbiano fatto molto meglio di noi. Restano i problemi di sempre, troppe tasse, troppa burocrazia e disoccupazione, insicurezza e disservizi, inoltre il Sud sprofonda e da Roma in giù è tutta una catastrofe. Oltretutto metà degli italiani ha smesso di votare e l’altra metà lo fa solo perché più o meno impiegata nell’apparato pubblico. Basterebbe questo per capire la gravità della situazione economica e sociale e, senza un recupero di fiducia, di partecipazione allo sviluppo, specie nel Mezzogiorno, non se ne esce.

Così chiudiamo il 2015, per il 2016 non facciamo previsioni, preferiamo un auspicio, che gli italiani aprano gli occhi e tornino comunque a votare a partire dalle elezioni di primavera, forse solo così il 2016 potrà essere diverso e foriero di nuove speranze e di cambiamenti positivi... nuovo governo compreso.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25