
L’insistenza con la quale in questi giorni Matteo Renzi occupa televisioni, radio e giornali con interviste autocelebrative in stile Corea del Nord, la dice lunga sui timori e le difficoltà del Premier. È un classico della politica cattocomunista: più salgono i problemi e più si rinfocola la demagogia. Del resto il Natale alle porte spinge comunque i cuori ad aprirsi alla disponibilità e alla tenerezza, Renzi lo sa bene e per questo preme sull’acceleratore. Come se non bastasse, l’assolutamente scontato successo sulla fiducia al ministro Maria Elena Boschi gli ha offerto il destro per sbugiardare le opposizioni e passare così dal torto alla ragione. Perché, sia chiaro, la fiducia confermatale alla Camera nulla cambia rispetto alla gravità dei fatti sulla Banca Etruria e delle vergogne che l’hanno accompagnata. Restano, infatti, i grandissimi dubbi sugli intrecci familiari e amicali così come quelli sul comportamento di Bankitalia e della Consob, aggravati semmai dal maleficio della recidiva visto il costante ripetersi in Italia di raggiri ai danni dei risparmiatori.
D’altra parte la veemenza con la quale si è cercato di far passare Renato Brunetta, Alessandro Di Battista, Matteo Salvini e Giorgia Meloni come facinorosi Agit-prop e pericolosi aizzatori parlamentari, la dice tutta sul ribaltamento della verità. Le grida contro l’ennesimo scandalo insopportabile ai danni di incolpevoli cittadini e dei loro investimenti, infatti, nulla erano se non l’espressione del sentimento popolare che si ascolta ovunque girando per le strade. Gli italiani sono sfiduciati e imbestialiti non solo per quello che è successo, ma soprattutto per la solita melina e il solito scaricabarile con il quale si cerca di minimizzare fatti e responsabilità.
Detto ciò, il problema non cambia, perché fintanto che Renzi potrà avere i numeri dalla sua parte, non saranno certo gli sfoghi in Parlamento di questo o di quello a sfiduciarlo. Manca, infatti, un fronte di opposizione coeso, che sappia incalzare e mettere all’angolo il Premier e la sua maggioranza. Mancando l’opposizione, non ci saranno mozioni di sfiducia che tengano. Per tale ragione, a partire dal centrodestra che non c’è, servirebbe una definitiva e risolutiva riflessione sul cosa e come fare per porre fine sia ai continui smottamenti di Forza Italia e sia alle divisioni sui temi del contendere. C’è, infatti, il quaranta per cento degli italiani che ha smesso di votare e che aspetta qualche segnale per tornare a farlo; un esercito di astenuti (in gran parte di centrodestra) che dal rifugio dell’astensionismo chiede chiarezza, proposte, coesione e speranza. È su questo esercito che bisogna intervenire e con questo esercito il centrodestra può tornare a vincere, altrimenti, piaccia o no, la partita la giocheranno Renzi e i grillini e all’eventuale ballottaggio per le elezioni politiche Salvini, Meloni e il resto di Forza Italia al massimo potranno fare da ago della bilancia fra i due.
Il 2015 sta finendo e lascia una eredità piena di problemi, lascia irrisolti i nodi di sempre, lascia gli italiani ancora alle prese con la disoccupazione, i debiti, le cartelle fiscali, l’insicurezza e la paura del futuro. In buona sostanza, lo zero virgola qualchecosa di crescita non ha cambiato niente ed è servito solo al Governo per celebrare successi inesistenti, o quasi. Il tunnel dunque non è finito, ma al contrario è ancora molto lungo e siccome è Natale, spetta a noi accendere milioni di candele per illuminarlo lungo il percorso d’uscita. Milioni di candele sono come i voti che dovremo esprimere alle prossime elezioni, sono i giudizi che saremo chiamati a dare a partire dalla prossima primavera. Accendiamole dunque e torniamo tutti a votare, comunque e ovunque. Solo così potrà essere tutto più chiaro e forse meno difficile. Buon Natale a tutti gli italiani.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26