Csm: no ai giudici   in tv, non basta

Il Consiglio superiore della magistratura si è mosso, ha fatto qualcosa. Ha disposto una stretta sulle presenze in video dei giudici, passibili di azioni disciplinari e trasferimenti d’ufficio. Capirai. Non basta, non è sufficiente. E’ noto infatti che al Csm, organo di non controllo dei giudici, ed in genere tutti i giudici fanno quello che gli pare, privi di qualsivoglia responsabilità verso chicchessia, dunque, avere previsto solo qualche azione disciplinare che non verrà disposta o qualche trasferimento in altro luogo, o meglio in altra televisione, non è sufficiente a risolvere la questione dei giudici super star o vedette, o meglio starlette in Italia.  Il Csm, da ente inutile quale è, stipendiato profumatamente da noi tutti, ha previsto solo qualche incomodo, peraltro che difficilmente verrà disposto dal csm stesso, per i magistrati che “esagerino” in incarichi extragiudiziari e per quelli che si prestano a “processi mediatici” partecipando in maniera continuativa a trasmissioni in tv.
 Ora, ad esempio, per capire quanto sia inutile quanto posto in essere dal Csm, si vuole porre l’interrogativo, se Di Pietro sia stato sufficientemente “continuativamente” in televisione per essere ripreso dal Csm? I giudici in Italia sono maestri di discrezionalità e arbitrio, ed in tempi di tangentopoli, state sicuri, che non avrebbero giudicato affatto Di Pietro e la sua presenza troppo “continuativa” in televisione, eppure è arcinoto che Di Pietro ci soggiornava. Al massimo, avrebbero fatto passare un comunicato stampa con cui stigmatizzavano il comportamento dicendolo passibile di provvedimento ma col cavolo che avrebbero fatto seguire qualcosa. Zitti e muti. I peggiori del Csm avrebbero persino, così come è successo, la presenza scenica del giudice d’assalto, altro che provvedimenti.

E’ stolto pensare che il Csm abbia scelto una qualsivoglia linea dura stabilendo che d’ora in poi, salvo casi eccezionali (ecco, dal Csm saranno giudicati tutti casi eccezionali, come Di Pietro ai tempi di tangentopoli, tale e quale) ci sarà un limite di 80 ore e di 3.500 euro lordi l’anno per incarichi di insegnamento, di partecipazione a Commissioni parlamentari o ministeriali, di collaborazioni retribuite ai giornali e altro. I giudici faranno tutto come e più di prima. La circolare del Csm prevede anche che i giudici “spettacolari” cioè che fanno della giustizia spettacolo e diventano ospiti fisse dei talk show, per parlare di inchieste e processi, debbano chiedere l’autorizzazione al Csm, anche se vi partecipano a titolo gratuito. Sai che problema! Al Csm sono felicissimi di accentrare nelle proprie mani le ambite autorizzazioni che verranno distribuite in base alle medesime regole che non sono regole ma favori piaceri personali vigenti già tuttora. Pare che alla approvazione della sola circolare non abbiano partecipato al voto, perché in dissenso sulle nuove regole, i consiglieri di Magistratura indipendente, che volevano la liberalizzazione delle attività di docenza. E solo questo la dice lunga, non solo su Magistratura indipendente e sui giudici che ne fanno parte, ma anche sulla totale inutilità futura di quanto previsto. La magistratura deve essere tutta posta sotto il controllo di se stessa con l’introduzione per legge della responsabilità diretta del giudice. Come ogni professionista italiano, il giudice deve rispondere di quanto fa. Questo è il solo ed unico controllo efficace da prevedere e stabilire con legge dello Stato. Il Csm deve diventare come il Consiglio nazionale forense, organo di disciplina degli avvocati in Italia, i quali avvocati se lo pagano, non viene cioè pagato dallo Stato ovvero da noi tutti italiani stratassati.

I controlli, non ci si illuda, non saranno affatto più stringenti in futuro e anche se gli incarichi non riferibili alla libera manifestazione del pensiero dovranno essere sottoposti al vaglio del Csm, il tutto rimarrà orribilmente discrezionale ed a piacimento (dei giudici) tale e quale come è adesso. Ci saranno gli stessi identici processi mediatici e la stessa identica spettacolarizzazione della giustizia, con gli stessi, noti, effetti discorsivi. Nel caso della magistratura italiana, si tratta in realtà di un vero e proprio potere equivoco in quanto non sono stabiliti con legge i confini che separano il potere politico, dei rappresentanti, da quello dei magistrati.

In uno Stato democratico il potere appartiene soltanto al popolo sovrano. La magistratura, non essendo legittimata dal popolo, non è un potere. I rappresentanti del popolo utilizzano il potere del popolo per fare le leggi e controllare il governo. Si chiama il gioco della democrazia di cui la Costituzione costituisce il manuale di istruzioni. Non c'è spazio per poteri aggiunti. In ogni democrazia funzionante al mondo solo chi agisce per delega del sovrano elettore, cioè di noi tutti cittadini italiani, esercita il potere. L’indipendenza stabilita nella nostra Costituzione all'articolo 104 “da ogni altro potere” non vuole dire che sia un potere anch'essa ma unicamente che si garantisce al cittadino, a noi tutti, una giustizia che non subisce pressioni indebite. Cosa che nei fatti non è , dati i continui incidenti in cui guarda caso “cade” e sprofonda la magistratura in Italia. Separare politica e giustizia, questa è la sfida da vincere per riportare il nostro Paese nella democrazia, e potere disporre noi tutti di una giustizia, e di giudici, non viziata e, casomai, anche effettiva ed efficiente.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36