Colpevolismo ideologico

La deriva colpevolista che sta caratterizzando da tempo il programma “Chi l’ha visto?”, trasmesso dal servizio pubblico su Rai 3, viene da molto lontano. La sua conduttrice, Federica Sciarelli, fa parte di quell’antica cultura comunista della diversità cromosomica che per decenni invocava una sorta di via giudiziaria onde sostenere la cosiddetta alternanza democratica.

Per chi ha mangiato pane e giustizialismo dall’infanzia non c’è differenza tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti. Sono tutti giudici, a cominciare dall’ultimo sostituto assunto in una sperduta Procura d’Italia. Ergo, se un siffatto “giudice” ti mette sotto la lente di un’inchiesta, la tua colpevolezza è certa al 99,9 per cento. Da qui ne deriva che la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva e la condanna oltre ogni ragionevole dubbio costituiscono puri e insignificanti dettagli. Dettagli che assai spesso la signora Sciarelli rubrica al ruolo di gravi oltraggi commessi ai danni della vittima di turno e dei suoi parenti.

Ed è per questo che, nonostante la dura presa di posizione degli avvocati penalisti della Lombardia, culminata con lo sciopero di questi giorni contro “la spettacolarizzazione dei processi e l’alimentazione dei circuiti mediatici che finiscono per consegnare all’opinione pubblica giudizi preconfezionati”, caso Bossetti in testa, “Chi l’ha visto?” ha sparato a zero contro chiunque abbia espresso una qualche perplessità in merito alla sporca faccenda del cosiddetto furgone taroccato.

Secondo gli artefici di questo popolare programma, che nel caso delle persone scomparse svolge da sempre una funzione assai utile, la Procura di Bergamo ha ragione per definizione e, malgrado le imbarazzate spiegazioni fornite in udienza dal capo dei Ris di Parma, Giampietro Lago, tutto fa brodo per assicurare alla giustizia il colpevole predestinato, anche il mostrare un collage di autoveicoli diversi presi a casaccio per puri scopi divulgativi.

Stando così le cose, dato che per la Sciarelli e company risulta corretto e sacrosanto anticipare sentenze e condanne al primo avviso di garanzia, dal momento che ciò equivale ad un verdetto definitivo, si potrebbero risparmiare fior di quattrini abolendo i tre noiosi fatidici gradi di giudizio. La gogna mediatico-giudiziaria, erede di quella famosa giustizia proletaria, messa in piedi negli studi di Rai 3 basta e avanza.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:39