Il coraggio di scegliere

Per come stanno le cose e nonostante la capacità di Vladimir Putin, unico a capire prima e meglio la natura del dramma, è molto probabile che alla lunga soccomberemo. Di fronte a questi passaggi, che seppure l’ipocrisia tenta di non definire per quelli che sono, cioè scontri di civiltà, ci vogliono testa e attribuiti, due caratteristiche che in occidente sono scomparse da troppo tempo.

Da noi si è preferito l’affarismo, l’avidità geopolitica ed economica, chiudere gli occhi pur di firmare contratti, fare finta di niente pur di guadagnare. Da noi si è preferito mostrare i muscoli quando non serviva e nasconderli quando invece sarebbe stato non solo utile, ma indispensabile. Insomma, che piaccia o no ci troviamo così, anche e soprattutto, per colpa nostra e seppure dura, è questa la verità. Del resto, il problema di approcciare in modo diverso ad una cultura diametralmente opposta alla nostra non è di oggi e lo sappiamo bene, il fondamentalismo islamico è solo la parte più terribile e spaventosa di una diversità di fronte alla quale non siamo stati capaci di essere come sarebbe stato necessario. Abbiamo preferito l’opportunismo, il relativismo, abbiamo usato a sproposito la parola tolleranza e moderazione, abbiamo scelto il danaro piuttosto che il ragionamento lucido e coerente, per questo passo dopo passo ci siamo fatti mettere nell’angolo. Abbiamo accettato di tutto e di più e il risultato non poteva essere positivo.

D’altronde, fondamentalismo a parte, fare finta di non capire i pericoli di una diversità così rischiosa su punti che per noi avrebbero dovuto essere irrinunciabili, come la libertà, l’uguaglianza di genere, la democrazia, il diritto di famiglia, la laicità dello stato, la libertà di pensiero e il pluralismo, ci è costato e ci costa immensamente. Pur di non affermare il primato della nostra cultura che, certo perfetta non è, ma che rappresenta il compromesso migliore possibile, abbiamo accettato e permesso nei nostri paesi cose inammissibili, modificato le nostre regole di convivenza e sopportato la non reciprocità, insomma non abbiamo avuto né testa né attributi. Abbiamo scambiato la democrazia con la debolezza, la tolleranza con il tollerabile, l’integrazione con la sopportazione e il risultato è stato il pericolo di vedere cancellati secoli di lotte, battaglie, rivoluzioni per l’affermazione del diritto, dell’emancipazione, della democrazia per come la vogliamo e intendiamo.

Così facendo siamo finiti nel drammatico cul-de-sac odierno e nonostante questo, stentiamo e balbettiamo sul come e cosa fare, sul come reagire, su quali provvedimenti prendere per salvaguardare i principii che così faticosamente ci siamo conquistati. La verità è che rischiamo di soccombere lentamente e progressivamente, ma comunque di soccombere, siamo insomma sulla strada della resa e forse della estinzione, del resto nella storia dell’uomo la stessa sorte è toccata anche ad altre civiltà.

Per salvarci servirebbe non solo la forza delle armi, che pure in certi ed estremi casi è indispensabile, ma anche e soprattutto la forza di affermare le nostre regole, la nostra democrazia, il nostro senso del diritto laico e democratico, senza deroghe, scivolamenti e relativismi, la forza infine, di affermare che per noi il modello giusto, seppure perfettibile, è solo quello che ci siamo dati. Non sappiamo come e quando finirà, ma certamente per estirpare il male del terrorismo integralista, l’ipocrisia di chi lo fiancheggia, la vaghezza di chi lo critica ma mai fino in fondo, oggi più che mai dovremmo essere forti, onesti, coraggiosi e sospinti dal senso della giustizia, della libertà, dell’uguaglianza e della democrazia, come furono i nostri avi che, proprio per questo e non a caso, riuscirono a vincere.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:06