
Non si dubitava fosse attivissima la trattativa pd-magistrati, e Renzi ne ha confermato involontariamente l’accordo. Rivolgendosi infatti alla procura di Milano ha ringraziato per quella che ha chiamato la “sensibilità” nel non avere affossato l’Expo con avvisi ed inchieste giudiziarie, con carcerazioni preventive. Ha detto, da vero burattino gestito dalla sinistra di Napolitano, “ringraziamo i magistrati che hanno avuto sensibilità nel rispetto rigoroso delle leggi” (le loro), svelando così il segreto di Pulcinella, ovvero la moratoria sull’Expo su cui il giudice di sinistra Bruti Liberati è corso a minimizzare, scoperto.
Tutti sanno infatti che non solo c’è stata una trattativa sull’asse Presidente della Repubblica- governi di sinistra e procure, ma c’è tuttora tra il Quirinale, Palazzo Chigi e la Procura di Milano. E non solo per sospendere a bacchetta le inchieste giudiziarie sui vertici dell’Expo per l’intero periodo dell’esposizione universale, ma anche e soprattutto per “azionare” d’accordo inchieste giudiziarie, indagini, e carcerazioni come quella ad esempio di Mantovani esponente di centrodestra, guarda caso. All’Expo non si doveva rovinare la festa al governo di sinistra, non scalfire l’immagine di Giuseppe Sala, capo di Expo e futuro candidato sindaco del Pd a Milano cooptato tuttavia, lo si ricordi, dalla Moratti di centrodestra, quando allora difatti gli erano tutti contrari a sinistra, avendogli rifilato un’inchiesta giudiziaria ora, guarda caso, sospesa. Per l’Expo, la trattativa Stato governo pd-magistrati pd, Renzi ce lo ha pubblicamente confermato, ha “funzionato”. Ha chiamato Napolitano, telefonandogli, a Bruti Liberati, o lo ha fatto chiamare dal testadilegno Renzi? È probabile Napolitano abbia usato stavolta Vietti, incaricato da Orlando, dopo la vice presidenza Csm, di fare una bella commissioncina per rivedere inutilmente la geografia giudiziaria dei tribunali, in pratica come continuare a non farli funzionare con ancor peggiore aggravio ed esborso dei cittadini italiani.
Cioè è Napolitano, che conosce e telecomanda i magistrati da una vita, fin dai tempi di tangentopoli, che ha ordinato ai magistrati di fermarsi avvertendo a Palazzo di giustizia di avere già fatto lui l’accordo? D’altra parte Orlando, attuale ministro pd, stipendiato da sempre dal pci, faceva parte nel pci della medesima corrente faziosa cosiddetta migliorista di Napolitano, dunque sarà stato agevole avvertire, forse neanche quello. Ora, di fronte al “rinsavimento” di parte sinistra sulla furia devastatrice di giudici d’assalto, tanto incoscienti quanto del tutto privi di responsabilità da imputare loro, si potrebbe financo gioire dato che sarebbe stato fatto valere, in questo caso, l’interesse di Stato ma la domanda da porsi è invece perché di tale rinsavimento sia stato fatto scempio e ben altro principio sia stato applicato durante la pluriventennale caccia a Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, dopo aver cacciato e abbattuto l’intera partitura politica avversa alla sinistra nel periodo precedente di mani pulite, che enormi danni ha provocato al Paese. Il problema da porsi è: se la “giustizia” si muove a bacchetta, faziosa e di parte, quale tutela per tutti? Se Mantovani è tuttora rinchiuso in prigione non ricorrendone alcun presupposto di legge, ingiustificatamente, a che tutela possiamo votarci dato che la giustizia non è più tale? Se il principio è cioè pura e arbitraria discrezione, chi mi difende se quella discrezionalità si abbatte illogica su di me? Si ricordi l’avviso di garanzia spedito da questi stessi magistrati della Procura di Milano a Berlusconi a Napoli, nel pieno della conferenza internazionale sulla criminalità organizzata e contro il Presidente del Consiglio in carica? Non si è vista nessuna “sensibilità” o “rispetto delle leggi”. E Berlusconi fu poi anche totalmente assolto. In compenso per l’Italia il danno fu immane, incalcolabile. Gli interessi del Paese sono stati calpestati con inchieste astruse se non per le carriere dei giudici di sinistra, si pensi alle inchieste sui vertici delle nostre grandi imprese, ad Eni, Finmeccanica, Fastweb, Unicredit. Oggi si è di fronte alla prova provata dell’uso politico che la sinistra fa della “giustizia”. La procura di Milano si è sempre mossa e continua a muoversi tuttora contro la stessa parte, e a scudo e difesa della parte sinistra. La giustizia in Italia non esiste. Esiste Napolitano e la sinistra che fanno giustizia, nel senso che la decapitano ed abbattono, e con essa tutti quelli che non ammette, cioè gli altri. Giuseppe Sala sta contrattando strada libera, così come ha fatto Renzi per sé e papà coprendosi le spalle con la pletora di giudici di sinistra infilati a spese nostre al governo, nei ministeri, all’anticorruzione, nelle regioni, nei comuni eccetera, prima di accettare le candidature del Pd. Questa sinistra imposta ai governi Monti, Letta, Renzi da Napolitano ha fatto dappertutto scempio di giustizia e democrazia. L’uso e la contaminazione strumentale tra giustizia e politica va separata, divisa, scissa, interrotta. La politica, mancando una responsabilità politica, è incapace di risolvere i propri conflitti attraverso propri strumenti interni, e si avvale e strumentalizza le inchieste per eliminare gli avversari. Come Napolitano, da una vita, insegna. Usa e invoca leggi vigenti che vietano eleggibilità o permanenza in carica di politici condannati ad arte, e lo fa in modo subdolo e sleale, distruggendo carica democratica politica ed estromettendo giudiziariamente. In pratica la sinistra piega ai propri comodi, interessi e privilegi, la politica avversa, distruggendone i politici sgraditi mediante e con l’utilizzo di strumenti giudiziari. Devasta e fa scempio dei più elementari diritti costituzionali. È necessario procedere ad una completa revisione dei rapporti tra politica e giustizia in Italia. È una riforma tanto radicale quanto urgente da fare, perché così come stanno le cose, e come procedono malamente, non funzionano.
La svolta che manca nell’intreccio malato tra politica e magistratura passa dal rendere autonomi i due settori. Riguardo la politica, è necessario che, insieme al riconoscimento della personalità giuridica dei partiti politici e alla loro vita economicamente autonoma, se ne introduca e stabilisca la categoria della responsabilità politica, diversa da quella giudiziale. Una volta cioè individuate le responsabilità, codificate, il problema fondamentale, è che, all’interno del partito politico, debba essere azionato in quanto previsto il provvedimento, procedimento e sanzione per il “responsabile” individuato e dichiarato politicamente tale.
In Italia, come in Europa d’altra parte, manca del tutto la categoria della responsabilità politica. In pratica non esiste proprio. Si dispone e sono stati “costruiti” interi sistemi politici privi di responsabilità alcuna. È per questo che è utile anche andare verso la privatizzazione di tutto il privatizzabile, in quanto costituisce il solo modo di fare “funzionare” le cose perché se ne è “responsabili”, cioè si risponde di ciò che si fa, risponde chi fa le cose. Il problema della politica e del sistema che ci siamo dati, in Italia così come in Europa, è l’assenza totale di responsabilità politica in capo a chi rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare la collettività di cittadini, italiani come europei. La responsabilità politica va creata, disciplinata, codificata, vale a dire che deve essere scritta con legge. E deve essere diversa totalmente dalla responsabilità giuridica, giudiziale. La responsabilità politica deve essere economica e personale politica, cioè all'interno dello schieramento politico. Si tratta cioè di codificare e fare esistere ex novo una categoria, quella della responsabilità politica, economica, personale e politica partitica. Ad esempio prevedendo la quantificazione economica dell’errore e danno politico e prevederne la sanzione della rimozione dallo schieramento politico in capo a chi l’ha commesso. La responsabilità politica deve esistere per legge, se no non servirà, e rimarremo come e dove si è in Italia. Riguardo al settore giustizia, va anch’esso destatalizzato e reso autonomo economicamente, rendendo prevalenti le vie alternative di risoluzione delle liti e conflitti, e sparuti i casi e le carriere propri del canale ordinario di giustizia, quello dei tre gradi di giustizia: tribunale, appello e cassazione. Ridurre significativamente l’organico a carico dello Stato e rendere indipendente economicamente la giustizia dispensata. Al contempo stabilire la responsabilità del giudice, inserendo il principio, valido in ogni professione, del chi sbaglia ne risponde e paga, ad esempio facendo stipulare obbligatoriamente un’assicurazione al giudice, così come già è per i medici. La responsabilità del magistrato deve valere all’interno come all’esterno ed il giudice che ritenga di volere cambiare occupazione non dovrà poter tornare indietro alla professione giudicante, né goderne aspettative o privilegi di sorta. In questo modo, con queste riforme, non potrà più esserci e verificarsi lo scempio di giustizia, il massacro della politica, il macello dell’irresponsabilità e la illegittima, illecita violazione di democrazia cui si assiste da tempo nel nostro Paese.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:19