
Ernesto Galli della Loggia, ieri nel suo editoriale sul Corriere della Sera, è stato l’unico giornalista che è entrato nel merito di quello che io ho definito da tempo “il male oscuro dell’Islam”: la battaglia culturale, tratteggiando, seppur per sommi capi, gli “inganni e le falsità storiche che nutrono l’estremismo radicale islamico”. Articolo, indubbiamente, di primissimo livello come d’altra parte non ci si può attendere diversamente e, lo ribadisco, l’unico ed il solo della innumerevole pletora di editorialisti che tocca l’aspetto delle “differenze” culturali che sono emerse tra occidente e Islam, ma anche e soprattutto nell’ambito stesso dell’Islam, tra quello che della Loggia definisce come “Moderato” e le varie forme di radicalismo e fondamentalismo, per lo più sunnita.
L’articolo avrebbe potuto essere più esaustivo se avesse inquadrato l’argomento dal punto di vista “Ortodossia Islamica”. Precisando, infatti, che, anche secondo quanto ribadito da più fonti islamiche quali il premier turco Erdogàn, o l’egiziano al-Sisi ecc., non c’è alcuna differenza tra le varie forme di Islam che si manifestano oggigiorno, nel suo insieme l’Islam è Islam, così come si è sempre manifestato in passato e come lo sarà sempre in futuro. A meno che... oltre alla introspezione cui accennato da della Loggia, non si riesca una volta per tutte ad aprirsi seriamente ad un esame dei rapporti di “connivenza”, di supporto e di “partenariato” che l’Occidente, sin dal 1918, ha avuto ostinatamente solo ed esclusivamente con quei paesi che sono anche rappresentanti istituzionali dell’Ortodossia islamica: da una parte, leggi Arabia Saudita, e sciita dall’altra, leggi Iran.
Le mie personali paure, i miei timori, di cui ai numerosi articoli su “L’Opinione”, su quanto l’ortodossia islamica (che tendenzialmente sempre più si tramuta in fanatismo fondamentalista!) possa causare, sono aumentate vieppiù nell’ultimo periodo, grazie anche al fatto che qui in Tunisia, dove vivo da ormai più di quattordici anni, di forme di Jihadismo fondamentalista se ne vedono da tempo, ma mai denunciate o riportate dal mondo occidentale così come il seppur tragicissimo evento di Parigi. Quindi ho sentito da tempo l’urgenza di poter intervenire in modo concreto alla ricerca di un possibile “confronto tra culture”, che si fa sempre più pressante. Parlo indubbiamente di solo confronto e certamente non di scontro perché quest’ultimo, come ribadito anche dal Santo Padre Francesco, è già in atto: la “Terza guerra mondiale”. Sul come combattere questa guerra e sconfiggere l’Isis e il terrorismo jihadista non mi esprimo. Già troppe menti (politici nella stragrande maggioranza, da Hollande a Renzi, passando per la Mogherini), purtroppo non molto preparate dal punto di vista storico-ideologico sull’argomento, ci stanno lavorando!
Quello che mi preme sottolineare è invece la necessità di inizio di un serio Dialogo Interreligioso e interculturale tra il mondo di radici Cristiane (l’Occidente) e l’Islam, in particolare quello sunnita. Le cui massime espressioni di ortodossia, come accennato, sono oggi rappresentate dal pensiero Wahabita Saudita (quindi da chi in Arabia Saudita, a rigor di Costituzione, controlla l’assetto giuridico teocratico e legislativo della nazione; vedi famiglie Wahab e Bin Laden, che fanno parte del Consiglio Islamico Saudita: responsabile della valutazione e promulgazione dell’insieme legislativo della nazione) e dall’ancora più fanatico e spregevole Califfo dello Stato Islamico, Abu Bakr al- Baghdadi. Si badi bene, ai fini dell’Islam e della sua attuazione, entrambi, nei confronti della Umma, assumono il ruolo di “Califfo”.
Lasciando il secondo, come detto prima, a questioni di guerra guerreggiata, amo sottolineare un altro aspetto, sfuggito ai più o meglio ancora di cui non se ne vuole parlare, di quanto accaduto ieri a Parigi. Quante persone del mondo islamico, contrariamente a qualsiasi buona volontà e di comprensione da parte dell’Occidente, si sono silenziosamente “compiaciute” per quanto e per come i Jihadisti islamici hanno fatto ieri a Parigi. Beh, parlando della Tunisia, nazione che ho la presunzione di dire che conosco a menadito, la popolazione di rito Salafita (il che non vuol dire che sono Jihadisti, bensì che osservano il credo religioso delle “origini”), che vanta più di un milione di adepti, altrettanto sicuramente ne è rimasta se non proprio fiera, almeno positivamente impressionata dal fatto che la malefica, selvaggia, inumana e drammatica azione terroristica è stato perpetrata nel nome e nella giusta via indicata da Allah. Eh sì, perché purtroppo esistono decine e decine di Hadith (cioè la raccolta di sacri aneddoti risalenti alla vita e ai comportamenti del Profeta) che sono da riferimento alla Jihad minore, cioè quella combattuta, anche a Parigi, per l’affermazione dell’universalità e unicità dell’Islam. Se questo è vero per ma “moderna” Tunisia, allargando all’insieme del mondo islamico sunnita, significa quasi mezzo miliardo di persone che, pur accettando di vivere in un mondo tendenzialmente modernista, con stereotipo l’occidente capitalista, che ben poco ha a che fare con quello ipotizzato dall’Islam delle origini, in fin dei conti “spera” che arrivi qualcuno che si impossessi (con la forza o meno non ha importanza) della guida della nazione, per finalmente osannare Allah e il Suo Profeta con la restaurazione dell’Islam delle origini.
Quindi, è l’aspetto culturale che mi impressiona ancor di più di quanto possano aver causato in me le tristissime efferate e incisive immagini della strage di Parigi.
Se è l’aspetto culturale che ha bisogno di un impegno massivo per essere portato all’attenzione anche dello stesso mondo islamico, io credo che l’antico “confronto tra Ragione e Fede” debba tornare ad essere protagonista in tutto il mondo islamico. Nella sostanza, se la filosofia e le scienze, ancor più in generale, hanno dato origine alla revisione del pensiero della Chiesa nel fine Medio Evo, convogliando quindi il pensiero politico (oltre che quello religioso) sulla centralità dell’essere umano, la sua dignità e le sue esigenze (umanesimo cristiano e illuminismo!), guardando alla evoluzione storica dell’Islam, di quanto detto non si trova traccia. Anzi no! A pensarci bene, fu proprio un teologo Musulmano andaluso che aprì la strada al revisionismo umanistico dell’occidente. Certo Ibn Rushd, a noi meglio noto come Averroè! Ma non oso dilungarmi qui su questo importante argomento, pena la superficialità di trattazione di questo importantissimo personaggio.
Ecco, in definitiva, io credo fermamente che, pur tralasciando Isis e il terrorismo islamico che, lo ripeto, sono da considerare veri e propri “nemici” in questa sporca e poco umana guerra; e quindi in quanto tali da nemici vanno trattati, sino a quando l’ortodossia saudita non affronterà il confronto tra Fede e Ragione, così come accaduto sino ad oggi, la storia futura continuerà a manifestare, a fasi alterne, la presenza più o meno massiccia di derive “inumane e violente”, quali quelle che, così come in Francia e in Libano nei giorni scorsi, stanno emergendo sempre più in particolare in Europa, nelle nazioni a più alta percentuale di musulmani presenti, così come in tutto il mondo islamico di matrice araba sunnita.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25