
Con il 1989 è iniziata una nuova era. Alla divisione del mondo e della società tra comunismi e anticomunismi è subentrato uno schema diverso, non più rigido, ma aperto nel rapporto tra gli Stati e dentro gli Stati.
Per Anthony Giddens, inventore della terza via di Tony Blair, siamo in presenza di una società “senza punti di riferimento”. Per Bauman, sociologo di origine polacca, la società moderna si caratterizza per essere una società “liquida”. Per Dahrendorf, la società contemporanea è senza regole comuni, priva di “legature”, scollata, decomposta, senza protezioni, in cui si può ipotizzare un ritorno di darwinismo sociale, dove gli individui si contrappongono l’un l’altro e dove sopravvivono solo i più forti.
La proclamazione del liberalismo senza l’affermazione del riconoscimento del valore della società civile è una proclamazione vuota. Del resto liberalismo significa soprattutto rispetto delle forme di espressione della società civile. Per questo è necessario che la comunità nazionale riconosca, rispetti e valorizzi, la società civile e che si riconosca attorno a un “saldo nucleo politico di valori assoluti, dato dalla tradizione” (Leibholz).
O c’è una società civile preesistente formata da una serie di elementi comuni condivisi (tradizioni – fedi – credenze – valori – legature), oppure il liberalismo si riduce alla garanzia di sopravvivenza di una somma di individui difficile da governare. Habermas ritiene che la società liberale non si può ridurre a una platea di individui che competono tra loro per la difesa dei propri diritti individuali.
Questa è l’attuale crisi del liberalismo. La società non s’identifica più in un’entità omogenea. Lo Stato è irriconoscibile, perché decomposto in gruppi di pressione e associazioni di interesse. Ma la democrazia non può essere agnostica. Oggi il liberalismo è agnostico. Alcune sacralità deve poterle conservare. Ci vuole un qualche entusiasmo per costruire qualcosa assieme. Nel 1947, nella fase costituente, c’erano alcuni elementi di omogeneità tra tutti i contendenti. Oggi gli elementi comuni non si vedono più e anche l’ultima revisione costituzionale è totalmente priva di un sano spirito costituente.
Per far funzionare la democrazia ci vogliono alcune idee comuni. Non si tratta di pensare a nuove forme di “metafisica politica” (Stato-nazione, Stato etico o teocratico). Nell’occidente nessuno dispone di dottrine saldamente compatte e di dogmi prefissati. Possiamo solo tentare di rifondare, su più credibili basi, il principio di autorità, sorretto dal merito e dall’etica dell’interesse generale. Ralf Dahrendorf direbbe, da buon liberale, che l’Italia ha bisogno di una grande rifoluzione (con la “f”), cioè di radicali cambiamenti del costume, della politica e dell’economia, restando sempre saldamente legata alla democrazia liberale e al metodo delle riforme.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:26