
Il problema è la crescita dell’intero Paese, nella sua unità. L’errore grave di politica economica sbagliata in cui si è incorsi è stato quello di avere lasciato cadere gli investimenti pubblici e avere scelto di privilegiare l’offerta di assistenza rispetto a quella della opportunità di crescita, accompagnando tutto ciò con la scellerata politica di austerità fiscale dell’Europa tedesca. Le politiche assistenziali hanno tolto spazio finanziario a quelle a favore dell’occupazione e dello sviluppo in Italia. I governi che si sono susseguiti da molto tempo non hanno mai né saputo per insipienza e incapacità né detto chiaramente cosa stesse succedendo e stessero combinando ai cittadini italiani. Oggi è necessario riprendere la strada dello sviluppo. Continuare sulla passata errata, è come gettarsi spontaneamente giù da un dirupo. Basta con governi illegittimi e raccontaballe, bugiardi, che propinano la barzelletta che le cose vanno bene e passano soldi alla politica locale, che può così disporre di più soldi per continuare a fare quello che ha fatto, con i risultati pessimi visti.
Le regioni, soprattutto le peggiori, quelle pessimamente gestite al sud, si lamentano che i soldi sono pochi, quando al contrario dovrebbero ed avrebbero dovuto denunciare la politica economica errata per uscire dalla situazione. La crescita spontanea dei consumi non avverrà mai perché le persone hanno più fiducia, ma perché guadagnano di più. E la si smetta di trattare gli italiani come cretini. Come ha detto Guido Carli durante un dibattuto nel Comitato dell’economia e del lavoro molto tempo fa: “ricordatevi che gli italiani non sono cretini”.
Anche la Corte dei Conti ha smontato la manovra economica di Renzi, non sta in piedi, “lascia nodi irrisolti, dubbi sulle coperture”. I pupazzi al potere fanno i pupazzi, non possono fare altro. La responsabilità è di chi ha permesso al pupazzo di governare. “L’allentamento della correzione di bilancio secondo il governo Renzi non pregiudicherebbe un rientro del disavanzo di dimensioni significative con un deficit/Pil a fine 2016 più vicino al 2 che al 3 per cento. Un risultato che troverebbe conferma anche nelle previsioni di finanza pubblica dei centri di ricerca ma che sconta però il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro. Un loro riassorbimento nel 2017 e nel 2018 richiederà la individuazione di consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate sia pur resi meno onerosi dai benefici di una maggiore crescita. Nonostante la riduzione della spesa già scontata nel tendenziale sia impegnativa, le condizioni economiche avrebbero potuto consigliare l’adozione di interventi sulla spesa fiscale (riguardanti ad esempio un articolato intervento sulle aliquote Iva agevolate o sulla stessa struttura delle aliquote Iva) eventualmente attutiti (ma non annullati) con misure di sgravio”.
Ed ecco, a proposito d politica economica errata, i 500 appuntamenti con il fisco da qui alla fine dell’anno 2015. Una corsa a pagare che vale per le casse dello Stato una cifra stimata intorno agli 84 miliardi di euro. Più che avviare l’improbabile corsa ai pagamenti, questo mese di novembre segna l’inizio della lenta marcia agli adempimenti e alle imposte di fine anno, che passerà attraverso le forche caudine del 16 dicembre, giorno di Imu e Tasi oltre che ultimo appuntamento con la tassazione della prima casa, e si chiuderà il 28 dicembre con l’Iva. Uno slalom tra adempimenti e scadenze.
Si comincia il 10 novembre per dipendenti e pensionati che entro tale data dovranno compilare il modello 730/2015 rettificativo, il 16 con il plotone di versamenti per le ritenute fiscali e previdenziali dovute con riferimento al mese precedente, quello dell'Iva dovuta per il terzo trimestre del 2015, la rata in scadenza delle imposte ed eventuali contributi legati al modello Unico 2015 e la terza rata dei contributi Ivs per l'anno 2015 per autonomi e professionisti.
Si continua il 25 novembre con la presentazione degli elenchi delle operazioni effettuate all'interno dell'Ue nel mese precedente, che interessa autonomi, professionisti ed imprese, e che ci accompagna alla data del 30 novembre entro cui bisogna compilare il Modello 12, per terzo settore e pubblica amministrazione, richiedere le sanzioni ridotte allo 0,2 per cento giornaliero sui versamenti mancati o tardivi rispetto al 16 novembre 2015, comunicare le operazioni mensili di acquisto da operatori sammarinesi nel mese precedente, versare la seconda o unica rata d'acconto per il 2015 per Irpef, Irap, Ires, cedolare secca e sostitutive sulla base del modello Unico 2015, così come la rata in scadenza delle imposte legate allo stesso modello. E’ inoltre l’ultimo giorno utile per aderire alla voluntary disclosure, cioè per trasmettere per via telematica il modello di collaborazione volontaria per le violazioni commesse fino al 30 settembre 2014. A dicembre, mercoledì 16, bisogna versare le ritenute fiscali e previdenziali dovute con riferimento a novembre, l’Iva e il saldo Imu e Tasi 2015 secondo le delibere comunali. Scade anche il ravvedimento breve, cioè la possibilità per imprese, professionisti e dipendenti di avere le sanzioni ridotte a 1/10 sui versamenti mancati o tardivi rispetto al 16 novembre. Il 20 dicembre scade il ravvedimento del 770 per la regolarizzazione dell'omessa presentazione riservato ai sostituti d'imposta.
Il 28 dicembre c’è l'acconto dell'Iva pr imprese, professionisti e partite iva per l'ultimo trimestre 2015 così come gli elenchi Intrastat. Il 29 dicembre è l'ultimo giorno utile per rimediare alla mancata presentazioni di RW nell'Unico 2015, beneficiando della sanzione fissa, mentre il 30 dicembre, si può rimediare con il ravvedimento sprint e la relazione per la voluntary disclosure, per aderire alla quale, servono una relazione di accompagnamento all'istanza e la documentazione di supporto.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:27