La realtà parallela del Premier Renzi

Al pari di altre analoghe vicende, la contrapposizione tra il Premier Renzi e gli enti locali sui tagli alla spesa corrisponde alla linea comunicativa che l’attuale inquilino di Palazzo Chigi ha scelto dall’inizio della sua avventura di Governo.

In sostanza, egli di quando in quando tende a creare una pura suggestione presso l’immaginario collettivo, facendosi carico di interpretare a chiacchiere un popolare e diffuso desiderata. Così è stato, tanto per fare un piccolo esempio, nei confronti delle odiatissime auto blu, la cui vendita – secondo le devastanti intenzioni del volpino al comando – avrebbe dovuto coinvolgere migliaia di privilegiati ed invece si è conclusa con l’imbarazzante dismissione di qualche decina di pezzi da museo, per così dire. Stesso identico copione nel pasticciaccio brutto legato all’assenteismo della Pubblica amministrazione, nel quale la renziana Madia emula alla grande il proprio capo strombazzando ai quattro venti la sua ferma intenzione di licenziare i dipendenti dello Stato che non compiono il loro dovere. Anche in questo caso si tratta di pure e semplici chiacchiere finalizzate esclusivamente ad intercettare il consenso degli ingenui e degli sprovveduti a costo zero.

Al medesimo filone comunicativo, ovviamente, appartiene il mantra della riduzione delle tasse, ripetuto fino all’ossessione da Renzi e dai suoi seguaci politici. Non c’è programma radiotelevisivo di approfondimento in cui non sia presente un esponente vicino al Presidente del Consiglio che ci spieghi le “magnifiche sorti e progressive” di un Paese destinato a divenire un paradiso fiscale.

Peccato però, e su questo piano le chiacchiere a ben poco servono, che le stime più accreditate calcolano che il 2015, ovvero l’anno della svolta secondo Renzi, si chiuderà con una forte crescita delle entrate tributarie, con oltre il 4 per cento in più. L’importante per il mago della parola al potere è che egli si trovi sempre allineato all’opinione dominante in un dato momento, così da capitalizzarne al massimo il consenso elettorale. Ma da qui ad incidere in profondità con impopolari riforme strutturali nei vari settori presi di mira ci passa un mare.

All’ex sindaco di Firenze non interessa affatto giocarsi il consenso per tentare l’improba impresa di rimettere in carreggiata un sistema che vive ampiamente sopra le proprie possibilità economiche. Egli si accontenta di cogliere il vento che agita di volta in volta la pancia dell’Italia, dispensando a piene mani sterili anatemi contro il “nemico” delle riforme del momento. Non è certamente con questa linea politica che possiamo sperare di uscire da una oramai storica crisi sistemica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34