Ministero Istruzione: la stupidità al potere

“Ognuno sta solo sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”. Ragazzi, sapete cos’è? È una poesia. L’ha scritta Salvatore Quasimodo, un poeta appartenuto allo scorso secolo. Quasimodo è stato convinto sostenitore della forza mitopoietica della parola; l’armonia di ritmi e di suoni della sua poesia ha attraversato senza smarrimenti le altezze dell’astrazione metafisica e le profondità della natura umana, fino alla scarnificazione ultima del segno, per usare le parole di Giuliano Manacorda. Il mondo della cultura, nel 1959, ne ha consacrato la grandezza conferendogli il Premio Nobel.

Tuttavia, non siete tenuti a sapere chi fosse costui e neppure chi siano stati, Alfonso Gatto, Leonardo Sciascia, Rocco Scotellaro e tanti altri; uomini dai pensieri profondi, venuti dal Sud. Ma non preoccupatevi! Non siete voi gli asini da “3 in Italiano”: è il ministero dell’Istruzione che vi autorizza a essere ignoranti. È scritto nero su bianco. Da tempo è in vigore una direttiva ministeriale che sopprime dall’insegnamento della letteratura italiana nei licei lo studio degli scrittori e dei poeti del Mezzogiorno d’Italia. Certo che ci vogliono dei geni assoluti per emanare una disposizione tanto idiota. Dopo anni di colpevole silenzio, il Consiglio regionale della Campania, la scorsa settimana, si è deciso a votare una mozione per impegnare la ministra Stefania Giannini, quella di “dietro-lo-sguardo-niente”, a modificare la demenziale direttiva.

D’altro canto di cosa meravigliarsi, non è forse questo il governo smart che dà la linea al Paese attraverso Twitter? Chiedetelo a Matteo Renzi o ai suoi supporters accomodati al Governo e in Parlamento chi era mai questo Quasimodo e loro vi risponderanno: il gobbo di Notre-Dame de Paris. Perché hanno letto Victor Hugo? Macché! Hanno visto il cartone animato della Disney. In questo nostro sciagurato Paese si sta producendo un sistematico azzeramento della comune memoria culturale. Oggi la parola più in voga è contaminazione. L’imperativo è apprendere mescolando, confondendo fino a trarne una poltiglia indistinta di idee, valori, concetti, nozioni, linguaggi in discontinuità col passato della nazione. I padroni dell’immaginazione-al-potere ambiscono a creare un paradigma formativo evirato di una sua parte fondamentale e farne azione educativa attualizzata ai presunti bisogni delle giovani generazioni. Per quelli dell’immaginazione-al-potere è meglio spacciare per vate un canzonettaro come Jovanotti che riesumare la salma di un poeta vero. Volete mettere l’immortale verso ”A te che sei il mio grande amore/Ed il mio amore grande”- oscena perifrasi rubata alla pubblicità del pennello Cinghiale – o il predicozzo giaculatorio che mette insieme, in un minestrone di luoghi comuni, Che Guevara e Madre Teresa, passando per Malcom X, Gandhi e San Patrignano con un incomprensibile ai mentecatti: “Quanto amore patimmo, quanto freddo/per credere alla morte come a un sogno/d’ore profonde” di “Come un pianto”, fotografia del disagio esistenziale vissuto dal salernitano Alfonso Gatto nell’ora in cui la Seconda guerra mondiale, orribilmente umana, degli “uomini contro” annichiliva le sue ragioni poetiche? Del Sud, della sua cultura, si può fare a meno, a giudizio dei capoccioni del ministero dell’Istruzione. Si fa prima a comprare cianfrusaglie e cocci di vetro colorati dai vivi che scavare tesori sepolti nella memoria. E poi dicono la Lega! Per questa strada si polverizza la malta che tiene insieme la nazione.

Ma i cosiddetti decisori sono consapevoli del danno irreparabile che stanno provocando alle menti dei nostri giovani? In fondo, si saranno detti a Viale Trastevere, per conservare traccia degli intellettuali meridionali resta la scappatoia del cruciverba: 2 orizzontale, poeta del Novecento nato in Sicilia; nove caselle, prima lettera Q, ultima O; cliccare su Wikipedia per la risposta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:27