Confini dell’essere liberale: verso l’Italia liberale

In un momento storico in cui si fa e c’è molta confusione, è bene individuare e dire quali sono i confini dell’essere liberali. Sia detto ancora prima di ogni inizio che non è liberale l’ossessione di regolare la vita dei cittadini da parte dello Stato. Lo Stato che regola, disciplina, è e s’intromette in ogni aspetto della vita di ciascuno di noi, non appartiene alla visione liberale, non è di per sé liberale. La regolamentazione dei comportamenti sociali che non lascia il minimo spazio alla spontaneità dell’individuo e degli individui riuniti in una collettività è propria della politica, precisamente di quella politica storicamente incarnata dalla sinistra comunista.

L’Unione sovietica nata dopo la rivoluzione bolscevica è l’“esempio” storico drammatico di regolamentazione ossessiva da parte dello Stato di ogni aspetto della vita, sociale, istituzionale, politica e personale di un intero popolo. Nella vecchia Urss non c’era ambito, settore od anfratto della società civile in cui la politica non giungesse a disciplinare, prevedere, stabilire e regolamentare fino a stritolare la persona tra i gangli di regime. Nell’Unione sovietica non è esistito ambito della società civile che la politica non abbia regolamentato. Il sistema politico totalitario ha conseguentemente soffocato l’intera società russa paralizzata e “freddata” dallo Stato regime. Altro “esempio” storico di politica totalitaria è la Cina di Mao Tse-tung, la quale offre un’utile dimostrazione del periodo successivo al dirigismo maoista, quando cioè si è affermata la convinzione, con Deng Xiaoping, che solo lasciando alla società civile, alle persone, ai cinesi, ampi ambiti di autonomia, soprattutto economica, la Cina sarebbe riuscita a uscire e a riemergere dal dirigismo maoista e ad andare incontro alla modernità ed alla crescita.

Oggi la Repubblica popolare cinese è impregnata di spontaneismo sociale e di sviluppo economico, bene incardinato sulla strada della modernizzazione e crescita economica sociale. La politica ha cioè in gran parte mollato la presa sprigionando e liberando lo spirito di iniziativa delle persone e dando l’avvio a uno tra i più corposi e significativi fenomeni di crescita complessiva, economica e sociale.

L’Italia, impostata su uno stampo liberale e “salvata” dagli Stati Uniti d’America con il Piano Marshall e i successivi accordi di Bretton Woods, è caduta a ripetizione nei tranelli dell’ossessione regolamentatrice di stampo sovietico, con il Partito comunista italiano che ha guardato all’Urss come ad un modello da imitare e dallo stesso foraggiato, ma anche con la cultura politica e sociale di matrice religiosa, autoritaria non meno di quella comunista. L’Italia è oggi il Paese con il maggior numero di permessi e divieti, di licenze, “razionalizzazioni” e programmazioni imposte alla società civile, al mondo. Leggi, regolamenti, atti e provvedimenti, iper- regolamentazione statale, un pan-statalismo che tallona e stringe, sostanzialmente impedendolo, lo sviluppo autonomo delle potenzialità da parte dei cittadini italiani. Più si è regolamentato in passato, più si regolamenta oggi, in un’orgia di politica e burocrazia non solo inadeguata ed inefficiente ad assolvere le funzioni peraltro impropriamente assegnatile, ma essenzialmente contro ogni possibilità di sviluppo e di crescita possibili.

Oggi è necessario che l’Italia si volga e guardi all’empirismo anglosassone, scrollandosi di dosso razionalismo e programmazione razionalistica della “società perfetta” francese da previsione politica, guardi con autentico scetticismo ad ogni pretesa previsionale e programmatrice e si diriga con sano pragmatismo a sfrondare il corpaccio amministrativo-burocratico statale degli innumerevoli permessi, licenze, divieti, di tutti quegli ostacoli che impediscono e sono la negazione di tutto ciò che costituisce e fa da fondamento alla dottrina liberale ed alla nostra stessa civilizzazione. Empirismo, pragmatismo e liberalismo sono gli ingredienti di cui ha effettivamente bisogno oggi il nostro Paese, per funzionare ed essere, farsi, ricco.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:37