Il Patto di stabilità e per la crescita è solo un accordo non obbligatorio

Il Patto di stabilità e per la crescitaPsc – è un mero accordo, non un Trattato Ue. È un accordo internazionale stipulato nel 1997 ad Amsterdam dagli Stati membri dell’Unione europea inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione economica e monetaria dell’Unione europea – Eurozona – ovvero rafforzare il percorso di integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht. Le sue regole sono state modificate nel 2011 con l’adozione del cosiddetto Six Pack e l’introduzione del semestre europeo. Si attua attraverso il rafforzamento delle politiche di vigilanza sui deficit e i debiti pubblici, nonché un particolare tipo di procedura di infrazione, la “procedura per deficit eccessivo” che non è obbligatoria che ne costituisce il principale strumento. Lo si ripete, non è obbligatoria. È entrato in vigore con l’adozione dell’euro il primo gennaio 1999. Il Patto di stabilità è un combinato di più atti normativi nello stesso richiamati cioè oltre agli articoli 99 e 104 del Trattato di Lisbona, consta di varie risoluzioni e regolamenti del consiglio dell’Unione europea.

Il Patto di stabilità non è un Trattato. Nel merito è rigido perché non considera i cicli economici ma solo un singolo bilancio di esercizio e determina e causa rischi – ha già causato – involutivi perché limita la politica degli investimenti proprio quando ce ne è bisogno. Di fatto il Patto di stabilità non ha promosso e non promuove né la crescita, né la stabilità. Va ristabilito ciò che è un mero accordo privo di valenza erga omnes come sono i trattati, e per di più non è obbligatorio. La procedura per gli Stati membri che non rispettino i parametri stabiliti dal mero accordo Psc è, ahinoi, a tutti nota: avvertimento, raccomandazione, sanzione. Quindi misure correttive e, di fatto, spoglio della sovranità politica dello Stato membro e sostituzione con la Troika di greca memoria. Contro l’Italia, Paese fondatore Ue, è stata avviata una procedura di deficit eccessivo nel 2005 poi chiusa per rientro del deficit entro i parametri. Tutto questo in base ad un mero accordo tra Stati non obbligatorio. È necessario ricondurre le regole europee al loro alveo originario: solidarietà tra Stati membri e progressivo lento avvicinamento tra loro ciascuno con autonomia politica e d economica. Si applichino le regole: il Psc non ha alcuna validità erga omnes.

(*) Relazione al convegno “Noi Europa: giustizia, casa, impresa”. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i libri Noi Europa di Francesca Romana Fantetti e Liberare la giustizia” di Ferdinando Cionti (16 maggio 2024, Sala Einaudi, Confedilizia, Roma).

Aggiornato il 23 maggio 2024 alle ore 12:37