Un miliardo di bubbole

Ospite del talk notturno “Bersaglio mobile”, condotto da Enrico Mentana, la grillina de’ Roma Roberta Lombardi (nella foto), ex capogruppo alla Camera, l’ha sparata veramente grossa. In merito al tormentone del momento, la caduta del sindaco Ignazio Marino e il futuro politico della Capitale, l’esponente del M5S ha candidamente dichiarato che, dopo una attenta verifica contabile, dal bilancio del Comune di Roma si potrebbe ricavare all’istante ben un miliardo di euro da destinare alle vere esigenze dei cittadini. Ovviamente questo colossale miracolo finanziario si realizzerebbe una volta che nella Città Eterna si fosse insediato un sindaco a Cinque Stelle.

Ora, conoscendo la condizione strutturale della nostra grande mela italiota, le cui enormi risorse pubbliche che vi circolano rappresentano il collante economico e politico della città, la tesi della Lombardi rende appieno la cifra di un movimento rappresentato in gran parte da personaggi che non hanno la più pallida idea di ciò di cui si riempiono la bocca. Soprattutto costoro sembrano ignorare del tutto gli aspetti sistemici di una democrazia acquisitiva - aspetti molto marcati in una metropoli che si trova al centro della vita politica e amministrativa dello Stato - che da decenni utilizza la spesa pubblica quale strumento privilegiato per acquisire il consenso. E sotto questo profilo, la Lombardi e gli altri grillini dovrebbero domandarsi per quale strano destino in Italia nessun governo sia mai riuscito a tagliare di uno zero virgola le crescenti uscite pubbliche, al di là delle solite chiacchiere e promesse elettorali.

La verità è che, dato che nessuno ama rinunciare ad una parte del proprio consenso, abbattere anche di poco la spesa a qualunque livello significa toccare interessi costituiti. Interessi i quali, soprattutto in uno dei Paesi più assistenzialisti del mondo, alla fine dei conti determinano l’esito di qualunque campagna elettorale. Ebbene, un miliardo di euro da ricavare nel bilancio di un comune dissestato come quello capitolino non potrebbe che tradursi in una drastica riduzione di tante piccole a grandi greppie composte da poltrone e posti di lavoro più o meno inventati, almeno sulla carta. Ma nella realtà, conoscendo i miei polli, è assai probabile che la Lombardi e soci, al pari di tanti altri più esperti illusionisti della politica, alla fine saranno costretti a ripiegare sui soliti programmi elettorali stile libro dei sogni, nei quali si promette di abbattere gli sprechi e, nel contempo, di raddoppiare la fedele compagna dei populisti di ogni epoca: la redistribuzione. Botte piena e moglie ubriaca per tutti, insomma.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:41