
“Un evasore fiscale totale e un avveduto e prudente uomo politico sono sostanzialmente uguali. Infatti, nessuno dei due fa dichiarazioni”.
A ben vedere, oggi le cose non stanno più in questo modo, almeno per quel che riguarda la seconda categoria, quella dei nostri uomini politici. Chi ricorda i ‘dorotei’ della Democrazia cristiana sa bene come il silenzio o la vaghezza delle risposte e delle prese di posizione fossero le loro più evidenti specialità. Noncuranti del detto latino qui tacet, consentire videtur, chi tace acconsente, i dorotei, ma anche numerosi uomini di altri partiti, si riservavano la possibilità di affermare che, loro, non avevano mai detto né questo né quello. Ed era vero perché il loro ricorso al no comment era permanente fino al punto di indurre la sensazione che non pensassero nemmeno.
Oggi le cose sono cambiate perché, al fine di mantenere o conquistare una sufficiente ‘visibilità’ fra mille voci e mille fonti di informazione, qualsiasi uomo politico trae profitto, o promuove egli stesso circostanze nelle quali egli possa dire la sua. Poco conta se che si tratti di banalità, di ‘aria fritta’ o persino di parolacce o insulti: l’importante è esserci, parlare, porsi in primo piano, urlare e sovrapporsi agli altri. A questo riguardo, gli stessi giornalisti svolgono un ruolo rilevante perché riuscire a stimolare un uomo politico ad irritarsi e poi a ‘sparare a zero’ su altri uomini politici, è una qualità che può aumentare l’audience di un telegiornale o le vendite di un quotidiano. Il tutto, inoltre, può far conto sulla cortissima memoria degli ascoltatori e dei lettori i quali rimangono solo in attesa di altre prestazioni dello stesso tipo, in uno spettacolo permanente. Il cui esito finale, però, è la generale insoddisfazione per la politica oppure, paradossalmente, la tendenza ad accordare fiducia ai movimenti che le sparano più grosse, tanto per dare un colpo a questo o a quello.
La politica da bar dello sport sta così prevalendo sia fra gli elettori sia fra i politici, ambedue incapaci, evidentemente, di tenere i nervi saldi e di vedere oltre ad un palmo dal naso. È quasi inevitabile rimpiangere i dorotei o, meglio, la classica prudenza, nel senso di ‘saggezza’ delle antiche scuole di diplomazia, con la loro attenta scelta di aggettivi e avverbi, il loro dire e non dire, per consentire alla politica vera, quella dei fatti, di progredire piano piano verso l’obiettivo. Purché un obiettivo ci sia.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:00