L’altra Italia: sia davvero “altra”

È ottima la sinergia ricercata da Silvio Berlusconi attraverso l’intesa siglata con la Fondazione Luigi Einaudi, l’altro giorno. Intelligente l’iniziativa, veloce l’attuazione. Sarà sinergicamente utile a dare corpo e vita al partito politico di domani, liberale di area moderata di centrodestra. I cosiddetti perplessi della Fondazione Einaudiana se ne facciano una ragione e si tolgano di torno. Senza le risorse di Berlusconi, non solo finanziarie ma politiche inventive e creative, i cosiddetti liberali sinistrorsi sono morti decrepiti, con le bollette inevase e i sermoni inascoltabili, difatti inascoltati. Inghiottano, si mangino e vada loro di traverso la loro stessa inutile acrimonia ed arlia verso l’uomo capace che loro non sono né sono stati in grado di essere. Scompaiano. Hanno ampiamente dimostrato la propria incapacità, l’insulsaggine che ha portato l’ente, colmo di idee e di potenzialità, alla rovina ed alla conseguente chiusura. Come è noto, pecunia non olet, ma l’apprezzato e validissimo contributo di Berlusconi alla Fondazione dovrà puzzare odorosamente, di modo da sortire il necessario effetto di cacciarli da dove sono venuti perché rimangano a casa e, detto chiaramente, con le pive nel sacco. Cari liberali sinistrorsi, non avete costruito niente per l’Italia, ma avete solo cercato malamente di lucrarci sopra per voi stessi. A casa!

Adesso si tratta di fornire di una coscienza, di un’ideologia, di immagini, tutti gli schieramenti liberali di destra. Disfarsi e salutare, mandare a casa quel centrodestra che ancora oggi ha perso l’occasione di intestare a se stesso un provvedimento quale quello dell’abolizione dell’odioso privilegio dei vitalizi, e riprendere slancio e, con il voto, riprendere il governo del nostro Paese traghettandolo nella modernità.

Luigi Einaudi, cui ho dedicato la copertina del mio ultimo libro “Europa liberale”, avrebbe perfezionato l’accordo di oggi già da qualche anno. Non c’è Patto del Nazareno uno, due o tre che tenga. Il Paese è da riformare partendo da libere elezioni democratiche. Poi sarà necessario rivedere la tassazione, abbattendola, e l’intero apparato burocratico istituzionale. In Italia non si ha ormai nessuna fiducia nella libera iniziativa perché annientata dallo Stato che continua a crescere inesorabilmente per dimensioni e competenze, e che Matteo Renzi, così come poco prima Monti e Letta di Napolitano, hanno contribuito e contribuiscono ad ingrandire rimpinzando noi italiani di tasse. È da superare l’idea del pan statalismo e collocare e far primeggiare l’idea liberale. Questa deve essere messa in condizione di conquistare il cuore degli italiani, i quali con grande probabilità ne verranno “conquistati” per necessità, non per altro.

Non c’è troppo tempo da perdere. Bisogna mandare a casa chi fa danni al Paese e affrettarsi verso elezioni democratiche. Per smuovere le posizioni innervate dalla coltre, folta e dura, degli interessi particolari in Italia, e rilanciare il sistema capitalista nell’ottica del bene di tutti. È necessario “smontare” e sostituire il “credo” comunista errato. Il ruolo dello Stato si deve fare minimo, non molto più di quello che fa un’impresa di assicurazioni. Si deve “assicurare” una copertura, una rete sociale minima indispensabile atta a offrire ordine pubblico, difesa, istruzione inferiore perché nessun italiano resti indietro in salute e nelle sue primarie necessità. Tutto il resto deve essere affidato alla competizione tra privati nel libero mercato. Essere liberali domani significherà saper essere conservatori quando si tratterà di difendere libertà già acquisite, e radicali quando si tratterà di conquistare spazi di libertà ancora negati. Reazionari per recuperare libertà che sono andate smarrite e rivoluzionari quando la conquista della libertà non lascia spazio ad altrettante alternative. E progressisti sempre, perché senza libertà non c’è progresso. L’Altra Italia sia davvero “altra”. Liberale, radicale, reazionaria, rivoluzionaria e progressista.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30