La grande crisi del processo civile

Il processo civile è davvero in crisi, ed è una crisi vera per i cittadini, siano essi commercianti, artigiani o professionisti. Una crisi che non tocca di certo le banche, che praticano anatocismo e scorrettezze varie in ogni operazione, con particolare riferimento agli affidamenti. I Tribunali di tutta Italia vengono gravati quotidianamente da un contenzioso che trova la sua origine nei tanti contratti bancari le cui clausole (illeggibili) sono quasi tutte vessatorie e dannose per il cliente.

Com’è ormai noto a tutti, i cittadini che soffrono economicamente per lo strapotere del fisco e del costo insostenibile dei servizi, spesso e volentieri, alle scadenze debbono operare scelte dolorose, il più delle volte dettate dall’impossibilità di adempiere al gravoso obbligo fiscale. Se pagano tutte le tasse, non sanno come pagare le bollette varie, e spesso e volentieri debbono rinunciare al pasto quotidiano. Immaginiamo un cittadino che ha perso il posto di lavoro, o un imprenditore che non riesce più, per la crisi perenne del mercato, a pagare i suoi dipendenti avendo contratto nel tempo un’obbligazione con un istituto di credito, magari utile per acquistare casa; si tratta di soggetti che entrando in uno stato depressivo possono arrivare anche a gesti estremi. Episodi di cui la cronaca è piena da qualche anno a questa parte.

Eppure ecco che invece il Governo Renzi ed il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ipotizzano di accelerare il processo civile con l’adozione di misure adeguate e restrittive per ridurre i tempi di riscossione dei crediti da parte delle banche. Norme che ovviamente danneggiano in modo irreparabile i cittadini italiani, a tutto vantaggio degli istituti di credito che si approfittano sempre dei soggetti più deboli. Pensate che le misure adottate dal Consiglio dei ministri dell’altro giorno dovrebbero essere, per l’inimitabile ministro, utili a far ripartire il mercato del credito che attualmente risente del peso dei crediti deteriorati? Io in qualità di giurista esperto in Diritto commerciale e societario potrei indicare migliaia di esempi, tutti comprovanti il contrario.

Spesso gli istituti bancari, espressione chiara e lampante dei poteri forti, concedono prestiti e mutui a soggetti da loro scelti, elargendo centinaia di milioni di euro per porre rimedio alle loro speculazioni sbagliate, e risolvere il problema degli “incagli”. Allo Stato, forse il più grande istituto bancario, è chiamato a rispondere del gravissimo danno provocato ad un noto professionista, proprio per una operazione di questo tipo. Sarebbe proprio il caso che il ministro Padoan si preoccupasse di non consentire alle banche operazioni speculative che spesso e volentieri si concludono con un danno enorme per noi tutti, costretti a sopportare una pressione fiscale che, come sostiene la Cgia di Mestre, consuma le energie del contribuente per duecento giorni all’anno.

Per accelerare il processo civile c’è bisogno di novità tecnologiche, posto che quelle esistenti non funzionano, come è dimostrato dal fatto che i giudici chiedono quasi sempre la copia cartacea degli atti difensivi, che chiamano di cortesia, non raggiungendo quelli trasmessi telematicamente l’effetto sperato. Inoltre il personale di cancelleria è carente, senza contare che i magistrati sono talmente oberati di lavoro da non poter svolgere la loro delicata funzione. Ma vi è, lo ripeto da anni, un Ordinamento giudiziario non adatto ai tempi e che spesso e volentieri premia i “vagabondi”, il cui unico pregio è quello di essere iscritti alla corrente politicizzata dell’Associazione nazionale magistrati, in danno di quei giudici professionalmente validi e diligenti che non appartengono a nessuna corrente o alla corrente minoritaria.

Caro Renzi, caro Padoan, cercate di compiere solo gli atti istituzionali in favore dei cittadini e non dei poteri forti, che sono insieme a voi la causa principale del disagio economico e sociale nel quale vivono. Non solo Roma è una fogna, ma tutta l’Italia. Se un ministro della Giustizia, qualsivoglia sia il compito affidatogli, chiama a collaborare con le istituzioni l’ex capo di Lotta Continua, autore dell’omicidio del commissario Calabresi, siamo messi malissimo. La misera giustificazione di Orlando, che avrebbe invitato Sofri ad una discussione sullo stato delle carceri dove ha scontato la pena, è ancor più pietosa se confrontata alle dichiarazioni di un servitore dello Stato, come Donato Capece, il quale in diretta televisiva ha letto il provvedimento dell’incarico giustamente sconvolto ed indignato. Vergogna, ancora vergogna, e sempre vergogna in presenza di tali personaggi!

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34