
Ma che fine hanno fatto nel nostro amato Paese, un tempo culla della civiltà giuridica e non solo, le professioni intellettuali per eccellenza e tradizione, quali la professione di avvocato (alla quale appartengo da cinquant’anni) ed il giornalismo? Per quanto riguarda la prima è sufficiente assistere alle trasmissioni televisive a quiz di Rai e Mediaset per rendersene conto. In particolare, ogni sera alle 19 su Canale 5 va in onda “Caduta Libera” condotta da Gerry Scotti, durante la quale il conduttore chiede ai concorrenti che cosa fanno nella vita. La risposta è per la maggior parte dei casi: l’avvocato.
Non scendendo nei particolari, il più delle volte gli avvocati non rispondono bene alle domande, ragion per cui precipitano in una botola. Niente di strano, obietteranno in molti, quella dell’avvocato è una professione come le altre, per cui anche un professionista cerca di racimolare qualche soldo per andare avanti. Tutto vero, perché un Paese come l’Italia non può avere duecentocinquantamila avvocati, mentre la Francia che è territorialmente più grande ne ha in tutto quattordicimila, meno della sola città di Roma, per non parlare dell’Inghilterra o della Germania dove la selezione è rigidissima.
Il numero degli avvocati iscritti agli Albi nel nostro Paese è così tumefatto che, tranne casi eccezionali, non c’è alcun ricambio con le nuove generazioni, abbandonate a loro stesse in mancanza della selezione meritocratica che un tempo non molto lontano sfornava non solo geni del Diritto ma avvocati di tale prestigio la cui memoria è gelosamente conservata nei palazzi dove è esercitata la giurisdizione, quali per esempio il Palazzaccio a Roma ed il vecchio Tribunale di Napoli, Castel Capuano, dove è ubicata la “Sala dei Busti”. Luoghi che ogni giovane avvocato dovrebbe visitare per apprendere la reale importanza che alla nostra professione attribuisce anche l’articolo 24 della Costituzione, invece di partecipare a giochi a quiz televisivi con l’intento di racimolare qualcosa.
Per quanto riguarda il giornalismo, è sufficiente leggere i quotidiani per rendersi conto dell’interesse dei lettori richiamato dai direttori. Sicché, essendo l’epoca dei sondaggi, accanto al quesito rivolto ai lettori “State con Matteo Renzi o Ignazio Marino?”, riferito alla disgustosa vicenda romana, ve ne è un altro del seguente tenore: “La guerra tra Emma Marrone e Belén Rodríguez: voi con chi state?”. Sto parlando di sondaggi pubblicati su “Libero”, ma ve ne sono altri dello stesso tenore pubblicati da altri quotidiani, magari riguardanti il calcio.
Cambiando l’ordine degli addendi, il discorso non cambia. Siamo in un momento drammatico davvero, vissuto dagli italiani alla meno peggio se il loro interesse - che dovrebbe essere rivolto ai valori culturali e morali, gli unici valori che rendono un popolo davvero grande - è rivolto al gossip o al calcio nel tentativo di distrarsi momentaneamente dai gravissimi problemi quotidiani. Pertanto, e mi dispiace davvero constatarlo, gli italiani, qualunque professione svolgano, sono in caduta libera!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:37