La trappola dell’Euro

La vicenda greca, costellata di ricatti e ultimatum, dimostra che la moneta unica, da grande opportunità che doveva rappresentare per i Paesi meno virtuosi sul piano finanziario, è diventata una vera trappola politica per l’intera zona euro. Sul piano puramente teorico, la creazione di uno standard monetario valido per tutti gli Stati aderenti avrebbe dovuto creare le condizioni per una gestione responsabile delle pubbliche finanze, dato che nessuna manipolazione della moneta a livello locale sarebbe potuta avvenire. Nella sostanza l’introduzione dell’euro sanciva in modo definitivo il sistema di cambi fissi, entrato in vigore con lo Sme nel 1979 e sottoscritto dall’allora Comunità europea (ad eccezione della Gran Bretagna).

Ma in pratica l’Euro si è trasformato nel tempo in una sorta di bancomat per le Nazioni più irresponsabili, al cui interno domina da sempre la cosiddetta democrazia acquisitiva, nella quale il consenso viene gestito con forti iniezioni di spesa pubblica a debito. Confidando sulla stabilità e la credibilità internazionale della moneta unica, i governanti di questi Paesi hanno interpretato nel modo peggiore la loro permanenza nell’Euro, utilizzando il crollo dei tassi d’interesse e la facilità nel trovare credito come una grande occasione per aumentare la già alta propensione a devastare i conti pubblici. Tutto questo, evidentemente, con l’idea di far pagare il conto finale delle loro folli operazioni finanziarie ai membri più virtuosi della zona euro, Germania in testa.

A questo punto, con la Grecia già ampiamente fallita da tempo, ci si chiede per quale motivo Bruxelles continui a tergiversare sul cosiddetto “Grexit”, ossia l’uscita inevitabile della stessa Grecia dall’Euro, subendo i ricatti di Tsipras & company. La risposta è molto semplice. Dietro il piccolo Paese ellenico, che ha un Prodotto interno lordo paragonabile a quello di una media regione italiana, c’è la terza economia del medesimo sistema monetario, ovvero l’Italia. Un’Italia che, come si dice da tempo, è troppo grande sia per fallire e sia per essere sostenuta sul piano del suo colossale indebitamento. In pratica ufficializzare il default della Grecia rischierebbe di innescare un effetto domino nell’intera zona euro, mettendo a repentaglio la stabilità finanziaria dello Stivale e, dunque, dell’intera, fragile impalcatura della moneta unica. L’ondata di sfiducia mondiale che si riverserebbe sull’intera area dell’Euro, così come accaduto nel 2011, andrebbe a colpire con maggiore durezza, con effetti a questo punto incalcolabili, proprio il Paese di Pulcinella il quale, mi permetto di ricordare, è governato da un illusionista ed è tenuto in piedi dalla politica espansiva della Banca centrale europea. Ma si tratta evidentemente di un equilibrio piuttosto fragile che basta uno starnuto di Atene per far crollare come un castello di carte.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:57