Invisibili senza rappresentanza

L’ennesimo crollo nell’affluenza alle urne registrata il 31 maggio è la conferma più evidente che c’è nel Paese una crescente quota di scontenti che non trovano una pur minima offerta politica accettabile. L’impressione è che le fasce sociali che continuano ad andare a votare con sufficiente convinzione siano quelle legate in qualche modo al dominante sistema burocratico e assistenziale; ossia chi trae un qualche beneficio dal mantenimento di una spesa pubblica da regime sovietico. Non a caso tutte le forze politiche in lizza cercano in tutti i modi di compiacere l’enorme blocco sociale che vive proprio di spesa e di tasse, i cosiddetti tax consumers. In un modo o nell’altro, tanto il Governo Renzi quanto la frastagliata opposizione, evitano come la peste di allarmare, con proposte che ne possano intaccare gli interessi economici, pensionati, dipendenti pubblici e l’esercito di chi vive sotto l’ombrello del protezionismo politico-sindacale ( Semmai, come dimostra l’insensato reddito di cittadinanza sostenuto a spada tratta dai seguaci di Beppe Grillo, si tenderebbe ad ampliare il popolo degli assistiti). Ma al di fuori di questo grande steccato burocratico e assistenziale c’è tutto un mondo di cosiddetti invisibili tra i quali esiste una consistente componente di individui responsabili che hanno creduto a suo tempo che anche in Italia, analogamente a ciò che è accaduto ad alcuni grandi Paesi occidentali, si potesse realizzare una grande riforma liberale del sistema, con meno Stato e meno tasse per tutti.

Basta connettersi con i più popolari social network per rendersi conto che è ben presente nella Penisola una nutrita schiera di persone, di tutte le estrazioni, le quali baratterebbero volentieri una riduzione delle prestazioni coercitivamente offerte dalla mano pubblica con le maggiori opportunità che si creerebbero da un conseguente, drastico taglio della fiscalità. Questa gente, ognuno con i propri strumenti intellettivi, ha da tempo preso le distanze da un surreale teatrino della politica la quale, al di là delle chiacchiere, si compra il consenso tassando e redistribuendo. E l’unico modo per far sentire il propria assordante protesta, in attesa che si organizzi una adeguata offerta politica, è quello di disertare le urne, delegittimando implicitamente un sistema che, parafrasando George Bernard Shaw, continua a rubare a Pietro per ottenere l’appoggio di Paolo. Partito liberale cercasi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:37