Il disastro di Monti in Europa

Quello che Monti avrebbe dovuto fare e non ha fatto, portando con sé una responsabilità enorme che è necessario oggi venga fatta valere perché non si ripeta, è presto detto. Nel momento in cui urgeva una rilegittimazione aggiornata del progetto di integrazione europea nel mondo globale, cioè quando si sarebbe dovuto rivedere e rilegittimare l’Unione europea quale unica possibilità di potere esistere, contando, nel mondo, per esserci, con la nostra civiltà occidentale comune, con il nostro modello di sviluppo, Monti non ha fatto niente. Anzi ha fatto, quel poco che ha fatto, il peggio, portando l’Italia e l’Europa, insieme, al disastro, dove siamo.

Innanzitutto Mario Monti è andato al governo del nostro Paese non eletto dal popolo italiano, in violazione a quanto prevede il nostro sistema democratico. Nel 2011 Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, si è arrogato il potere di decidere per tutti e in nostra sostituzione e, bypassando il nostro voto ed elezione popolare, dopo avere ampiamente brigato per spodestare il governo Berlusconi legittimamente eletto dagli italiani, ha dato il governo italiano a Mario Monti, illegittimamente , anti democraticamente e in assenza financo dei titoli da parte di Monti, che per questo Napolitano ha subito reso senatore a vita della nostra Repubblica a nostre spese. Giunto dunque immeritatamente quanto ingiustificatamente al Senato come non eletto al governo (Giorgio Napolitano avrebbe dovuto rimandare Silvio Berlusconi a tentare di formare un nuovo governo, in base a quanto previsto dalla nostra Costituzione), Mario Monti, che in quel momento aveva le trombe dello spread spiegate a più non posso sul Paese a suo favore, ha fatto danno, ci ha fatto danno, sbagliando tutto. Non legittimo al potere, di fronte al nuovo accordo europeo sul fiscal compact, cioè il nuovo patto sottoscritto non secondo le regole previste per i Trattati europei, ha asseverato per l’Italia, imponendone l’adozione da parte di un parlamento inebetito e sostanzialmente schiavo, il rafforzamento del nefasto rigore di matrice tedesca, che ha previsto il principio del pareggio di bilancio inserito nella legislazione nazionale e sanzioni semiautomatiche per i Paesi in disavanzo eccessivo. Il fiscal compact, non un trattato ma autoproclamatosi erroneamente tale, è stato firmato il 2 marzo 2012 ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2013.

Monti è corso dalla cancelliera Angela Merkel che lo ha ricevuto a Berlino (Monti non è andato a Bruxelles o a Lussemburgo) e non ha ricontrattato alcunché, eppure i mercati azzannavano e colpivano a suon di spread elevati rendendo da subito insostenibili i costi di finanziamento dei debiti sovrani. Angela Merkel lo ha rispedito in Italia sempre a mani vuote proseguendo il micidiale binomio austerità/recessione che, privo di qualsivoglia spinta allo sviluppo, ha schiantato l’Europa e l’Italia nel futuro più plumbeo di sacrifici inutili e disoccupazione sempre crescente.I Trattati europei parlano tuttora di crescita e di benessere comune europeo, e di conti da avvicinare per gradi e con manovre “tendenzialmente” possibili, ma l’Unione europea, o meglio la Germania europea, ha avanzato in crisi e disunita verso il baratro. La Francia di Francois Hollande e la Germania di Angela Merkel, cioè i profeti dell’eurorigore indomito per gli altri, hanno agito in spregio alle regole e in stretto ossequio ai propri interessi nazionali e, con deliberata colpa verso l’Europa, perseguito disegni errati e nefandi senza crescita economica alcuna, o piuttosto la Germania l’ha assicurata a sé barando verso gli altri. La Germania ha per esempio ignorato volutamente il patto Euro plus, eppure, lo squilibrio da correggere per spingere la crescita dell’Unione europea, era proprio in quel surplus dei conti correnti tedeschi che ancora tuttora risulta essere troppo abbondante a fronte dei deficit cronici dei molti altri partners dell’Unione, compresa l’Italia. La Germania ha cioè boicottato il mercato unico per avvantaggiare se stessa, in spregio agli altri Stati membri, a cominciare dal nostro, l’Italia. Ciò è avvenuto in assenza peraltro di qualsivoglia legittimazione politica della Germania, erettasi, da sola, a leader d’Europa. Mario Monti, non a caso illegittimo al governo italiano, è stato allora impotente, inefficace, inutile. I capitali europei, anche i nostri, quelli italiani, si sono spostati in Germania, nelle banche tedesche. Le politiche prepotenti e a vantaggio di se stessa quali ad esempio quelle sul brevetto europeo, o sul rimpatrio del gettito in violazione della Direttiva Ue sulla tassazione del risparmio dei non residenti, o sulla tassazione delle società hanno fatto sì che gli europei abbiano convogliato una massa di propri capitali verso i Paesi divenuti più “convenienti”, ritenuti estremamente più sicuri e compiacenti. Energia, ferrovie, banche, tutto ciò che era appetibile nei Paesi gettati in pasto alla crisi è diventato terreno di caccia del più forte, senza più alcun rischio di reciprocità da sopportare. Il fiscal compact non ha lasciato spazio ad alcuna crescita, gli Stati Uniti hanno allora provato a lanciare una voce perché la Germania si fermasse, ma ad affermarsi è stata invece la legge del più forte contro cui l’Italia ha contrapposto, per imposizione antidemocratica di Napolitano, un Mario Monti/signor nessuno, mai eletto nè voluto dagli italiani, come i due successivi, ugualmente impostici, Letta e Renzi. L’Europa è divenuta la Germania europea, e non si può dire che Jurgen Habermas non avesse messo sull’avviso, quando ha detto “ricordate la rivoluzione tedesca del 1848: quando fallì, a noi tedeschi ci sono voluti cento anni per ritrovare lo stesso livello di democrazia”.

L’Europa della Germania, seguita pedissequamente per il proprio interesse dalla Francia di Hollande, gettati gli altri in crisi, ha proceduto a spolparli. Ne mentre sono scoppiati e scoppiano tuttora bubboni su bubboni a dimostrazione della cecità di una politica rigorista e sopraffattiva errata, si pensi da ultimo, dopo severe avvisaglie, il bubbone della Grecia, quella stessa Grecia distrutta dal rigorismo della Germania europea. Mario Monti insiste nel voler considerare “successi” italiani le richieste avanzate di flessibilità nei conti europei quando invece la cosa da fare sarebbe dovuta essere quella di riportare “a qualunque costo” il perno dell’Unione su ciò che è scritto nei Trattati e ad oggi calpestato e non rispettato. Con l’annullamento degli atti e dei Regolamenti diversi dai Trattati dunque non validi si sarebbe dovuto da tempo stipulare un nuovo Trattato europeo che previo la previsione dell’Unione politica dell’Europa in grado di riordinare, organizzandola e al contempo sfoltendo l’esistente, ogni Unione economica, bancaria, fiscale, della difesa. Senza l’Unione politica europea non si va né si andrà da nessuna parte. Ed è più facile che ciò venga fatto e “creato” da rappresentanti eletti secondo le regole democratiche degli Stati membri, cosa che necessita andare ad elezioni democratiche in Italia.

Sul blocco delle pensioni, Mario Monti ieri si è difeso di fronte all’Italia inviperita pronunciando le seguenti parole: “Se non l’avessimo fatto sarebbe arrivata la troika. Il nostro primo dovere allora era evitare il default”. Non si è accorto di essere stato l’esecutore primo della troika lui stesso per l’Italia e che, per quanto riguarda le pensioni del suo ministro piangente Fornero, ha lasciato al nostro Paese pure un buco di cinque miliardi cui fare fronte. Insieme a tutto il resto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:35