
Mi chiedo, e tanti mi chiedono, quale credibilità politica può avere il chierichetto Angelino Alfano se non quella di essere un volgare voltagabbana. D’altro canto il personaggio è uscito fuori dal cilindro, non tanto magico, di Silvio Berlusconi che lo ha coccolato fino al punto di designarlo come suo erede e di concedergli la poltrona di ministro, poltrona che non molla anche a condizione di allearsi con l’avversario politico, e non solo, dell’ex Cavaliere. Eppure questa nullità politica presume di dar vita ad un terzo polo raccogliendo qua e la i tanti “democristianelli” che, dal momento nel quale il cattocomunista Sergio Mattarella ha varcato trionfalmente le porte del Quirinale, che ricordiamolo, per i tanti ignoranti che occupano le platee televisive, fu la sede di Papi e re, hanno ripreso coraggio. Molti sostengono che farà la fine di Gianfranco Fini al quale gli italiani, in particolare quelli di destra, non hanno mai perdonato il tradimento in un momento cruciale della vita politica e sociale dell’Italia. Io non la penserò così fino a quando Berlusconi non farà piazza pulita di tutte quelle persone che gli stanno intorno e che per oltre vent’anni hanno lucrato benefici economici e privilegi.
Il chierichetto sotto il profilo politico vale molto meno di Fini che, scelto dal più grande parlamentare che abbia mai avuto l’Italia, Giorgio Almirante, quale suo erede nel progetto della destra sociale, per alcuni anni aveva dimostrato una certa coerenza, quanto meno sotto il profilo culturale ed ideologico. Poi, travolto dall’ambizione e dalle cattive compagnie, ha rinnegato tutto fino al punto di sposare alcune tesi e convenzioni sociali che nulla avevano a che fare con il suo credo politico, schierandosi addirittura con Mario Monti. Il chierichetto Alfano altro non è che un democristianello di sacrestia che, accompagnato dai suoi amici Maurizio Lupi, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi ed altri politicanti di mestiere, in presenza del successo del giovane Matteo Renzi ha pensato bene di saltare sul carro del vincitore prostrandosi ai diktat del “pifferaio fiorentino”. Egli addirittura lancia una sfida a Berlusconi minacciandolo di creare un “terzo polo” ma non si rende conto che l’uomo di Arcore, che per tanti anni ha fatto sognare gli italiani con il grande progetto liberale, che non è liberismo sfrenato, pare si sia svegliato dal torpore pericoloso per se stesso e per gli italiani eliminando dalla sua corte i tanti personaggi squallidi che lo circondano.
Caro Berlusconi, io lo lascerei fare abbandonandolo al suo destino, tanto non lo prenderà in considerazione nessuno. Gli italiani, tranne quelli che vivono di clientela politica, per quanto apatici e disillusi non perdonano mai il tradimento.
Invece al nostro destino, quello attuale, non possiamo essere lasciati noi italiani che quotidianamente assistiamo allo sfascio delle istituzioni determinato proprio dalla politica che in Italia ormai si è tramutata in un comitato di affari dal quale ovviamente sono esclusi i cittadini. Cittadini quotidianamente vessati da una pressione fiscale insostenibile, dalle bollette e dalle tasse varie, il tutto aggravato da una società per azioni, Equitalia, a partecipazione pubblica che è tenuta in vita proprio dal Governo Renzi che, mentre promette di dare elemosine a chi è già sulla soglia di povertà attraverso la davvero usuraia strategia della famelica società, distrugge il ceto medio che tra poco raggiungerà quella medesima soglia.
Comprendo che la tragedia di Milano, opera di uno squilibrato ma con un preciso obiettivo, ha turbato tutti; ma qualcuno di questi strateghi della funzione pubblica si è domandato se, per avventura, quello squilibrio è stato determinato da una di quelle cause che trovano giustificazione nella continua vessazione dei soggetti che cercano attraverso l’impresa di creare ricchezza e che trovano ,invece, disperazione nel fallimento della stessa. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che partecipa al cordoglio per la morte del magistrato Fernando Ciampi, non fa alcun cenno per la scomparsa - ancora più grave, vista la giovane età - dell’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, vittima solo dello svolgimento dell’attività professionale nel modo più corretto possibile; o del socio dell’imprenditore, Giorgio Erba, anch’egli vittima del fallimento dell’impresa o del commercialista Stefano Verna che l’ha scampata per miracolo. Ma è consapevole il capo dello Stato che cinquecento persone si sono suicidate a causa del fallimento delle loro imprese?
Infine tutti questi signori si sono mai recati negli uffici giudiziari di Roma o di Napoli per verificare il loro degrado certificato ogni giorno dagli utenti che non solo trovano i bagni sforniti di carta igienica ma che non riescono ad avere copia degli atti utili alle loro difese non solo per mancanza di carta ma anche per la mancanza degli strumenti utili per estrarre le copie. Ovviamente con il ministro della Giustizia e quello dell’Interno attuali, abbiamo perso ogni speranza non dico di progresso ma di sopravvivenza!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:24