Il mercato unico solo con l’unione politica

La prossima settimana la Grecia dovrà pagare al Fondo monetario internazionale 450 milioni che non ha, dovrebbe quindi crearsi un’altra crisi per l’Eurozona e il default dello Stato greco per debiti ed insolvenza. Dato che il tempo per ricontrattare l’Unione c’è stato ma non è stato investito in alcuna revisione e rimodulazione dell’euro, il rischio dell’ennesima destabilizzazione è concreto. Senza una governance politica dell’Europa non si va da nessuna parte, e infatti è là che è questa Europa, da nessuna parte.

L’Unione politica potrebbe riscrivere le regole alla luce del fallimento di quelle esistenti e rivedere quelle stesse regole di convivenza imposte dall’euro che si scontrano evidentemente con le esigenze dei Paesi membri, a cominciare da quelle della Grecia. Oggi le necessità nazionali cozzano con le logiche, le strutture e le esigenze dell’Europa ancora targata Merkel. La Germania tra l’altro, con il crescente movimento euroscettico Alternativa al suo interno, lungi dal volere “salvare” la Grecia, vorrebbe oggi scaricarla dopo averla ben bene depredata connivente la Francia di Hollande.

Tsipras, pur di andare al governo, ha raccontato balle ai greci e adesso si trova con l’80 per cento della popolazione che crede alle sue fandonie, mentre davanti a sé ha il muro tedesco su cui schiantarsi. L’Eurozona della Merkel ha dimenticato i Trattati europei che “predicano” il benessere dell’intera comunità europea e ha imposto un’austerità rigida quanto impraticabile, tramite Regolamenti illegittimi, non Trattati, “stringendo” i Paesi in una morsa impossibile in cui si è tuttora. Sono ormai sette anni di crisi dell’Eurozona, dal 2008 ad oggi, durante i quali, in Italia, si sono avuti, imposti da Napolitano, tre governi non eletti e ne è stato spodestato uno eletto, dunque si hanno oggi rappresentanti che non rispondono alla volontà dei cittadini italiani. Il mancato rispetto della democrazia si scontra con l’inagibilità del rispetto dell’Eurozona.

Democrazia interna e stabilità nel benessere dell’Europa dovrebbero costituire i principi cardine, fondanti, dell’interesse collettivo, nazionale ed europeo. Al contrario l’attuale governo illegittimo italiano di Renzi continua a dare soldi degli italiani a questa Europa, avendo versato da ultimo, tramite la Cassa depositi e prestiti, che si ricordi non è una banca ma una società a dir poco anomala, 8 miliardi a favore del fantasioso piano Juncker che punterebbe a mobilitare, entro il 2017, circa 315 miliardi di investimenti di cui 240 per infrastrutturali e 75 per pmi.
L’Italia ha bisogno di investimenti ma non può funzionare fornire proprie ingenti risorse a senso unico, in assenza di decisione e scelta democratica. In altre parole, non si può fare finta che un governo sia legittimo quando non lo è o che ci sia un’idea di Unione politica e si contribuisca economicamente corposamente nei fatti privi tuttavia della possibilità di potere avere voce in capitolo quando gli investimenti non arrivano o non si realizzano. Le necessità di investimento nell’Unione europea non saranno certo soddisfatte dal piano Juncker.

E’ indubbio che con questo piano, e il quantitative easing della Banca centrale europea, si punti ad avere e a fare esistere un mercato unico anche per il finanziamento delle infrastrutture e delle pmi, ma senza la “testa” politica per tali esborsi, in entrata e in uscita, è improbabile potrà essere data o ricavarsi stabilità certa. La Grecia è oggi l’ennesima febbre alta dell’Europa che l’austera Unione a trazione tedesca trasforma in malattia mortale. Placare la febbre o amputare il corpo così come è Grexit, cioè l’uscita della Grecia dall’Europa, non risolverà il problema. Il corpo va curato a fondo, è necessario ripristinare la sanità nell’interesse del popolo europeo.

Dopo tredici anni di moneta unica, o si dà con coraggio e lungimiranza un’Unione politica condivisa all’Europa contrattando nuove regole tra chi vorrà o riterrà conveniente farne parte, o questa Europa sarà travolta con modalità e tempi di cui la storia non è avara.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36