
Quando nacque Forza Italia, su iniziativa davvero provvidenziale di Silvio Berlusconi che comprese l’esigenza della maggioranza degli italiani di difendersi dal pericolo cattocomunista che incombeva trainato dalla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, era un partito, o meglio un movimento, ispirato alla dottrina liberale, l’unica in grado di combattere lo statalismo fino ad allora imperante e mimetizzato dall’indubbia abilità democristiana. Di quell’idea e di quel movimento non vi è più traccia nella Forza Italia di oggi, nonostante la ribellione di pochi alla strategia davvero incomprensibile del vecchio condottiero che assomiglia molto a Don Chisciotte, in balìa dei tanti consiglieri che hanno a cuore solo il loro interesse e la conservazione dei privilegi acquisiti grazie all’ex Cavaliere che sembra impotente a tal punto da consentire ad un personaggio non molto rassicurante come Denis Verdini di discostarsi dalla disposizione di votare contro le riforme, quelle riforme nate sotto l’ègida dello sciagurato Patto del Nazareno.
Tutti questi squallidi personaggi che non si distinguono molto dai tanti voltagabbana che occupano gli scranni del Parlamento e del Senato (al pari dei fuoriusciti dal partito fantoccio di Mario Monti o dall’altro davvero carnevalesco movimento del comico genovese) che se si tornasse al voto farebbero la fine ingloriosa del rinnegato Gianfranco Fini, ragion per la quale sono disposti a tutto pur di mantenere in piedi una legislatura illegittima sotto il profilo politico in quanto nata da un sistema elettorale dichiarato incostituzionale da quella Corte della quale faceva parte l’attuale capo dello Stato. Ma non è tutto, il vecchio democristiano di turno, Gianfranco Rotondi, esponente di Forza Italia e responsabile della nascita del “Governo Ombra” del quale fa parte un illustre giurista, Federico Tedeschini, da tanti di noi appoggiato, in occasione della festa della donna ha richiamato i fasti del doroteismo democristiano che nulla hanno a che vedere con le idee liberali alle quali si era ispirato Berlusconi. Queste notazioni non solo storiche servono a farci capire che qualcosa non va in Forza Italia e da molto tempo, ragione per cui è quanto mai necessario ed indispensabile che Renato Brunetta, e non l’enigmatico Giovanni Toti, prenda in mano il partito per dire a tutti costoro che queste strategie politiche non fanno parte del patrimonio culturale e politico di Forza Italia, invitandoli a collocarsi altrove. Magari nel dimenticatoio!
Nel mentre descrivo la realtà del movimento che ho appoggiato e votato, realtà triste ma non per colpa degli italiani, e non posso trascurare la vicenda giudiziaria che da tempo affligge Silvio Berlusconi mostrando un certo ottimismo per l’esito della celebrazione del processo Ruby in Cassazione. La difesa del Cavaliere finalmente all’altezza, perché affidata al collega Franco Coppi e con l’assenza provvidenziale di Niccolò Ghedini, sarà quanto mai efficace e troverà una Corte certamente dotta e serena che rimanderà al mittente le davvero infondate quanto mirate censure del procuratore generale della Corte d’Appello di Milano confermando la sentenza impugnata.
Se così non fosse, caro Cavaliere, si metta la mano sulla coscienza per non avere, con la dovuta forza e determinazione, promosso ed approvato, quando era in netta maggioranza, l’unica riforma necessaria ed indispensabile per far tornare l’Italia al posto che le spetta per tradizione e cultura: quella dell’ordinamento giudiziario.
Le “riformette” sulla giustizia promesse da Matteo Renzi e compagnia varia sono solo palliativi, come la sterile polemica sulle ferie dei magistrati o la mini riforma sulla responsabilità dei giudici, servono al “pifferaio fiorentino” per propagandarsi trovando sterile terreno sul popolo italiano ormai inerme e disilluso. Frequentare un Tribunale o una Corte d’Appello, o la stessa Corte di Cassazione, è un’esperienza davvero drammatica non solo per i tempi insopportabili e dannosissimi ma anche per i disservizi di cancelleria che non hanno paragoni, in negativo, neanche con un ufficio giudiziario del Terzo Mondo.
Ma non basta, il pessimo funzionamento della giurisdizione condizionato dalle correnti politicizzate dell’Associazione Nazionale Magistrati, sono la causa principale del mancato investimento in Italia da parte degli imprenditori stranieri, e quando parlo di investimenti mi riferisco all’imprenditoria produttiva che crea ricchezza e posti di lavoro.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23