Il sabato del “Fatto”

Certe volte nella mia mazzetta dei quotidiani metto anche il Fatto. E’ capitato lo scorso sabato ed anche nel penultimo weekend di gennaio dalle pagine del quotidiano padellartravagliesco sono uscite alcune perle che non si possono non evidenziare. A partire da pag. 8 dove viene attribuito un giusto (?) riconoscimento a Michele Santoro. Il titolo, da solo, dice tutto: «Servizio Pubblico torna in testa nei talk show politici». Si va a leggere e si apprende, tra l’altro, che la puntata «ha ospitato un editoriale in cui il conduttore calandosi nei panni di Renzi rivolgeva un gesto dell’ombrello agli elettori»: insomma roba da brividi. E mica è finita. Nello stesso pezzullo si poteva leggere ancora che «molto seguita la prima parte, con circa due milioni di ascoltatori, dove ha avuto particolare successo l’intervento di Alba Parietti».

Dove siano andati a finire i telespettatori nella seconda parte, soprattutto dopo la presenza dell’attrice, non è dato sapere ma non fa nulla. Così come non c’è alcun accenno, nello scritto del Fatto, alla mancanza da qualche settimana (in prima serata) di Virus con il quale Nicola Porro assai bene compete con il programma del duo Santoro-Travaglio, contessina permettendo: ma, anche in questo caso, non fa nulla. Apriamo un’altra parentesi. E’ oramai notorio che il Fatto si sia anch’esso imbarcato nell’esperienza della democrazia diretta denominata “Quirinarie”, un’occasione offerta al popolo della Rete per esprimere la propria opinione su chi dovrebbe essere il futuro Capo dello Stato.

Chi scrive, a tal proposito, ha “congelato” la situazione riportata dal sito del quotidiano alle 15,49 sempre di sabato scorso. Nell’ordine: Giancarlo Magalli 21859 voti, Stefano Rodotà 13079, Ferdinando Imposimato 3546, Gustavo Zagrebelsky 3011, Romano Prodi 2020, Antonino Di Matteo 740, Nicola Gratteri 618, Giancarlo Caselli 535: per altri candidati, in proporzione, numero di preferenze da elezione di capo-condomino.

Da aggiungere che, nonostante il trend elettorale favorevole al presentatore tv, nel corso della settimana si è anche appreso che dal Fatto è giunto uno “scherzoso” invito a Magalli di ritirarsi dalla competizione ‘dirottando’ nel contempo su Rodotà le preferenze sin lì da lui ottenute. Ma il presentatore ha detto chiaramente che no, non ci stava proprio. E in democrazia, aggiungiamo noi, è così che funziona: non è che si possono fare consultazioni “libere” basta che vinca chi si vuole far vincere (per approfondimenti sul tema, chiedere a Beppe Grillo). Ed allora ritorniamo al Fatto Quotidiano di sabato.

A pagina 7 il titolo sulle Quirinarie (il cui link, sul sito del giornale, è oramai rintracciabile solo tramite l’utilizzo di una lente di ingrandimento) era stupefacente: «Il Quirinale fa rima con Rodotà». Cavoli, e Magalli? Niente da fare: «il giurista promosso anche da sondaggi e bookmaker inglesi» anche se «Giancarlo Magalli ormai corre da solo». E quindi, suvvia, fate il titolo giusto: «Il Quirinale fa rima con Magalli»; e invece niente, Rodotà, Rodotà, Rodotà, e nessuno più.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:20