Una destra che regala ancora buoni pasto

Dal mio punto di vista di incallito liberale, ritengo che la Consulta abbia fatto un gran favore a Matteo Salvini, bocciando il suo surreale referendum per cancellare la legge Fornero sulle pensioni. In questo modo il giovane leader di una Lega rinnovata potrà riflettere circa la ragionevolezza di una linea politica che lo vede inseguire il facile consenso, solleticando la pancia più sensibile dell’elettorato.

Capisco che la scorciatoia dei cosiddetti pasti gratis – la stessa ampiamente percorsa dagli attuali illusionisti al Governo – rappresenti una grande tentazione per chi, soprattutto in un momento di grave crisi economica, vorrebbe riportare in auge la destra italiana. E capisco pure che le prospettive di una Bce che aumenta la massa monetaria per salvare i Paesi canaglia come il nostro tendono a stimolare nei politici di professione la loro formidabile propensione a comprarsi il consenso attraverso la spesa pubblica.

Tuttavia, per dirla in estrema sintesi, una destra che rincorre Matteo Renzi lungo la strada del deficit, del debito e delle tasse proprio non ci interessa. Una destra a trazione leghista la quale, incurante del fatto che l’Italia spende nel settore previdenziale come nessuno nel mondo occidentale, si rivolge ad un Paese che si ostina a continuare a vivere ben sopra le proprie possibilità prospettando di eliminare l’unica cosa buona realizzata dal ministero Monti. Ma lo sa Salvini che tra noi e la ricca e produttiva Germania ci sono circa 7 punti di Pil di differenza nella spesa previdenziale e che, secondo quanto riportato su uno studio pubblicato tempo fa da “L’Huffington Post”, quasi metà dei pensionati tedeschi percepiscono meno di 700 euro al mese e che solo 54mila (lo 0,28%) godono di un assegno superiore ai 2mila euro?

L’Italia, com’è noto, è una sorta di Bengodi nel quale esiste il fenomeno dei paperoni targati Inps, con assegni che a volte superano gli stipendi di alcuni importanti capi di Stato, e se proprio vogliamo fare una battaglia demagogica, si potrebbe affrontare per l’ennesima volta la questione, mai risolta, di imporre tetti invalicabile ad un siffatto scempio di denaro pubblico. Su questo piano una forza politica seria e responsabile, all’interno dei vincoli che un sistema democratico impone, può tentare una forma di redistribuzione a beneficio dei vitalizi più bassi, ma solo nell’ambito di una sostanziale riduzione della spesa complessiva. Tutto il resto sono solo chiacchiere e buone intenzioni con le quali lastricare l’inferno del fallimento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36