Banche e assicurazioni,   accesso facile ai dati

La scusa è prevenire i furti di identità nel settore del credito al consumo. Il risultato è che selezionatissime categorie potranno accedere con facilità a quantità enormi di dati personali. L'oggetto del discutere è uno schema di convenzione approvato dal Garante della privacy a favore di banche e compagnie assicurative.

Attraverso tale sistema, le lobby bancarie e delle assicurazioni, più altri selezionati soggetti, potranno visionare una grande quantità di dati personali per accertarsi dell'identità di coloro a cui stanno prestando denaro. Tali dati saranno contenuti in un archivio centrale informatizzato gestito da Consap Spa su incarico del ministero dell'Economia e delle finanze che conterrà informazioni dell'Agenzia delle Entrate, Ministero dell'Interno, Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Inps, Inail.

Lo trovo assurdo. Non perché gli istituti di credito o assicurativi non abbiano il diritto di tutelarsi. Ma perché questo diritto dovrebbe essere esteso a tutte le categorie. Per quale motivo una banca può avere la possibilità di verificare l'identità di un individuo che sta chiedendo un prestito, sapere anche se è stato autore di frodi in passato e l'imprenditore non può garantirsi verificando l'identità dei fornitori?

Secondo la convenzione, oltre a banche e assicurazioni potranno fare richiesta di accesso al sistema anche intermediari finanziari e fornitori di servizi di comunicazione elettronica o di altri servizi.

Il Garante, è vero, ha poi dato indicazioni precise per impedire eventuali trattamenti illeciti. Potranno dunque essere utilizzati solo i dati pertinenti e non eccedenti e tutti i soggetti coinvolti dovranno proteggerli con adeguate misure di sicurezza e conservarli solo per il tempo strettamente necessario.

Il peccato originario, però, non sta non tanto nella definizione del sistema in sé, quanto nelle sue possibilità di fruizione da parte di terzi. Con quale logica si avvantaggiano le lobby più importanti? Banche e assicurazioni sono attori commerciali che non possono essere favoriti senza una seria giustificazione; altrimenti si tratta di andare contro il libero mercato. Non è assurdo offrire loro uno sfacciato vantaggio? Per offrire a banche e assicurazioni uno strumento in più, a me sembra che si sia addirittura creato il pericolo, cioé quello dei furti di identità. È davvero, questo, un problema fortemente avvertito da tali categorie tale da giustificare la creazione di un sistema ad hoc e la sua approvazione da parte del Garante?

Domande a cui vorrei trovare risposta. Perché a me sembra tanto che per risolvere il problema principale – cioè quello della necessità di accedere a dati – si siano inventati un altro problema, ovvero il rischio dei furti di identità, che hanno messo sotto i riflettori per giustificare un oggettivo vantaggio a favore di alcune categorie.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:10