
Oggi tutti coloro che animano il circo mediatico dovrebbero tacere per qualche minuto, magari fare un passo indietro lasciando perdere le questioni “alte”, e dedicarsi ad ascoltare il dramma delle persone semplici. Non parliamo di categorie astratte della sociologia, ma di persone in carne ed ossa pronte a consumare i loro drammi nel silenzio dell’anonimato. Persone che hanno un nome e cognome ma sono ignote al pubblico perché non vanno in Tv dalla D’Urso a raccontarsi. Non fanno audience. Parliamo di Pina e Paolo. A Comiso, mentre scrivo, si sta consumando l’ultimo atto di una tragedia annunciata che nessuna affabulazione renziana ha saputo impedire.
La loro modesta casa è stata venduta all’asta giudiziaria a soli 30mila euro, cioè al quinto del suo effettivo valore di mercato. La nuova proprietaria intende prenderne possesso ma Pina e Paolo non si arrendono alla realtà. Non ce la fanno proprio a lasciare il luogo della loro memoria, della vita costruita e patita insieme. Forse non sanno dove andare. Così hanno deciso di compiere un gesto estremo. Per impedire all’ufficiale giudiziario di accedere si sono murati vivi all’interno dell’abitazione. Quale disperazione può spingere delle persone normali a un passo tanto atroce? Questo nostro tempo storico ha saputo fare a meno di molte cose, ha voluto cancellare dalla propria identità un bel po’ di valori-guida di un sistema sociale ordinato.
Per fare posto al mondo vissuto in tempo reale ha mandato in soffitta la pietà. Nella società del pragmatismo e della velocità non c’è più posto per la comprensione e per il rispetto della dignità della persona umana. I miei simpatici amici liberisti duri e puri diranno: ma di che parli? I coniugi Iacono hanno contratto un debito ed è giusto che paghino. Non avendolo onorato per tempo è naturale che si proceda ad espropriarli dei beni che posseggono per soddisfare i creditori. Se poi si tratta della casa dove hanno vissuto tutta la vita, pazienza. Ci pensavano prima di far debiti a quello che sarebbe potuto accadere nel caso di inadempienza. Tutto giusto. Non fa una grinza. Ma dove sta scritto che il bene debba essere non venduto ma svenduto a un prezzo risibile? Il caso dei coniugi Iacono rinvia al più scottante problema della cattive leggi che fanno la fortuna dei peggiori. Dov’è la giustizia che consente ai mafiosi e agli usurai di fare business grazie al comodo mercato delle aste giudiziarie?
Se i giornalisti avessero un briciolo di coscienza, oltre che a dare la notizia sensazionale, farebbero bene a ricostruire la vicenda giudiziaria che ha portato il tribunale ad aggiudicare quel bene a un quinto del suo valore. Quante aste andate deserte ci sono volute per arrivare a vendere quella casa a quattro denari? Certo, è tutto legale. Ci mancherebbe. Ma questo è uno di quei sudici casi in cui la legge si dissocia dalla giustizia. Sarebbe forse opportuno che anche il Tribunale Dreyfus accendesse i riflettori su questa vicenda. Si vuole fare qualcosa di concreto per le famiglie, tante, che non riescono più a pagare i debiti per effetto di una crisi che non hanno determinato e neppure l’hanno voluta? Basta chiacchiere Renzi! Se hai fegato parla meno e fai qualcosa di più. Intervieni affinché nella contrapposizione tra il dramma del debitore e il diritto del creditore non si inserisca la speculazione, l’unica a guadagnarci. Disponi un provvedimento in forza del quale gli immobili posti all’incanto non possono essere venduti al di sotto del valore di base d’asta. Smettiamola di fare favori ai soliti noti, che siano malavitosi, usurai o semplici affaristi.
Per quanto possa apparire stucchevole e sfacciatamente retorico, e per quel che serve, oggi io sono con Pina e Paolo. Forza! Non perdetevi di coraggio. C’è speranza. Bisogna pur crederci. Foza Pina, forza Paolo non siete voi che vi dovete vergognare. Sono altri che dovrebbero fare i conti con la propria coscienza. Soprattutto a Roma, ai piani alti del potere. Fare gesti definitivi non serve a nessuno. Soprattutto non vi renderà giustizia. Lasciate stare quella bombola di gas con la quale vi siete murati. E tornate a vivere perché di voi in questo mondo che gira alla rovescia c’è più che mai bisogno.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 21:01