
La Magistratura è una casta chiusa, lo dice finanche Re Giorgio, il che non deve meravigliare più di tanto, vista l’età veneranda del Capo dello Stato ed in sintonia con il brocardo eternamente valido:” Ad una certa età si ritorna bambini”. Pochi di voi ricorderanno i tempi della così detta CASTA CHIUSA TAVOLARO, così chiamata perché all’epoca Tavolaro era il Presidente della Corte di Cassazione. Il tempo passa ma la Magistratura era casta e sempre Casta rimane, ma con una differenza abissale sotto il profilo culturale e professionale.
La Casta chiusa di un tempo era nata e cresciuta con la ferrea Legge di un tempo, che non solo non ammetteva errori eclatanti come quelli di adesso, ma che determinava la professione in carriera esclusivamente per valutazione meritocratica. Pensate che fino al 1973 non era sufficiente vincere il concorso di Uditore Giudiziario per consentire la progressione in carriera; dopo due anni quel Magistrato doveva affrontare il concorso, molto più severo del primo, di Aggiunto Giudiziario. Se il Magistrato non lo superava rimaneva Pretore a vita con lo Stipendio minimo senza la possibilità di progredire in Carriera.
Tale Normativa venne ritenuta molto severa e da un eccesso, con la riforma dell’Ordinamento Giudiziario del 1973(famigerata Legge Breganze) si passò al Difetto odierno, con la contemporanea nascita delle correnti politicizzate nell’ambito della Magistratura, che sostituirono l’unica Corrente esistente nella ANM, Magistratura Indipendente, in sintonia con il ruolo che dovrebbe occupare il Magistrato.
Questa è storia, ma spesso la Storia insegna qualcosa e dovrebbe indurre non il Governo, titolare del Potere Esecutivo, ma il Parlamento quello vero, non quello i cui componenti sono stati eletti con una Legge dichiarata Incostituzionale, a riformare l’Ordinamento Giudiziario orientandolo verso il Merito e la vera indipendenza ed autonomia dei Magistrati che hanno un solo dovere, quello di amministrare Giustizia in tutti i settori serenamente e non condizionati dalla politica, con la loro appartenenza alle correnti.
Ci si è chiesto qualche volta del perché in Italia, la preoccupazione principale degli Avvocati e dei loro assistiti è quella di apprendere una volta incardinato il processo sia Civile, che penale che amministrativo o tributario, a quale Magistrato è stato assegnato, nutrendo il fondatissimo timore che il magistrato possa essere condizionato dalla sua appartenenza a una corrente della ANM-.
In tale stato si potrà mai pretendere che gli Investitori Stranieri guardino all’Italia quale Paese dove far nascere una Impresa economicamente seria, se un Procedimento Civile o Penale o amministrativo, oltre agli insopportabili tempi lunghi, può essere condizionato dagli interessi della Casta.
Comunque Napolitano, che, lo ricordiamo, è anche il Presidente del CSM non deve limitarsi a richiamare, essendo tornato bambino, i Magistrati ai doveri che nascono dalla delicatezza della funzione che svolgono, ma deve accertarsi che l’Organo di controllo che presiede svolga realmente la sua funzione, premiando i Magistrati Dotti e professionalmente incensurabili, e punendo quelli che non hanno la preparazione giuridica necessaria per lo svolgimento della delicata funzione, o che non curanti del loro dovere professionale commettono errori, che spesso determinano la morte civile delle persone e delle Imprese, mentre godono di privilegi il più delle volte immeritati.
Capisco che la definizione di Re Giorgio è stata determinata dalla testimonianza che dovrà rendere nel Processo di Palermo, ma uno spiraglio di onestà intellettuale ogni tanto non guasta.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18