
Col pretesto dell’ammodernamento del Paese, Renzi sta usando lo spauracchio dell’abrogazione del famigerato articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, per regolare i conti con la minoranza interna al Partito Democratico. Al contrario, i vecchi soci della “ditta” Bersani-D’Alema & compagni, per difendersi dall’offensiva renziana, usano i lavoratori come scudi umani dietro i quali nascondersi.
Intendiamoci. Non è che cancellare il meccanismo che impedisce i licenziamenti alle imprese che abbiano più di 15 dipendenti sia negativo. Il fatto è che un provvedimento del genere, da solo, serve a poco. Non serve a far ripartire il ciclo produttivo. E neppure serve a convincere i guardiani della Commissione europea che l’Italia si sia davvero incamminata sulla strada giusta. Serve soltanto, come si direbbe a Napoli, a “fare ammuina”.
A confondere le acque, a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla dolente realtà della crisi. Non solo. Serve anche a irretire qualche oppositore funzionale al disegno egemonico renziano. Per questo è necessario che ci si parli con chiarezza. Matteo Renzi sta giocando una partita personale molto ambiziosa. Non ha alcuna intenzione di fare l’amministratore pro tempore di un Paese scalcinato.
La sua è una prospettiva di potere che va ben oltre la contingenza dell’azione di governo. Per raggiungere il traguardo Renzi deve battere tutti i suoi avversari, sia interni sia esterni. La sua lotta, per alcuni aspetti, restituisce l’immagine della saga guerriera degli “Highlander”. “ Alla fine ne resterà uno solo”. A Renzi toccherà essere anche “Erode”, nel senso che dovrà preoccuparsi di uccidere – politicamente - nella culla tutti i possibili aspiranti alla sua successione. E’ troppo giovane per permettersi il lusso di un pensionamento anticipato. Alla fine, il premio sarà un’Italia a sua immagine.
Ma il progetto ha un punto debole. Per essere realizzato è necessario che il cavaliere gli faccia sponda. Berlusconi ha particolare simpatia per Renzi. Potrebbe stare al gioco anche perché vede un’opportunità per disputare una partita tutta sua all’interno della crisi del Pd. Dietro lo “stop and go” dell’opposizione forzista vi è la mano di un disegno tattico molto preciso “made by Berlusconi”. Il Cavaliere sta puntando tutto sull’implosione del Partito Democratico. Egli spera che la sua offerta di sostegno a Matteo Renzi possa indurre i residuati bellici del comunismo italiano a cadere nella trappola della scissione.
Per la sinistra sarebbe un suicidio. Per la destra un azzardo. Ammettiamo, per un momento, che l’operazione riesca. Non pensa Berlusconi che il prezzo da pagare sarebbe altissimo? Un Renzi parricida avrebbe tutto il diritto di chiedere al vecchio leader un’operazione speculare nel centrodestra. Ciò significherebbe la fine di un progetto politico di destra, targato Silvio Berlusconi. Significherebbe riesumare il cadavere del moderatismo centrista, un tempo impersonato dalla Democrazia Cristiana, per renderlo ancillare al progetto egemonico renziano. Se così dovesse essere non sarebbe un granché come finale di partita.
Il rischio di estinzione per un centrodestra in tal modo riconfigurato sarebbe dietro l’angolo. Come l’accoglierebbero gli elettori di Forza Italia che probabilmente vorrebbero tornare alla limpidità di uno schema bipolare nel quale vi sia una destra radicalmente alternativa alla sinistra? E’ di tutta evidenza che se Renzi dovesse rompere con i suoi “gufi”, si andrebbe spediti alle elezioni anticipate, nella prossima primavera. Si voterebbe con la legge elettorale riformata dalla pronuncia della Corte Costituzionale.
A quel punto il giovanotto farebbe il pieno di consensi mentre la destra cosiddetta moderata rischierebbe di scomparire dalla carta geografica dell’Italia politica. Non è desiderabile che ciò accada. Neanche si può regalare l’opposizione all’ipotetico “partito della nazione renziana”, a forze antisistema del tipo Movimento 5Stelle. Sarebbe un dovere etico, prima che una scelta politica, che le forze della vecchia coalizione di centrodestra, escluse dal progetto neo-centrista e collaborazionista della finta opposizione a Matteo Renzi, prendano un’altra direzione di marcia.
Gli italiani hanno bisogno di chiarezza e di lealtà, prima di ogni altra cosa. Chiarezza e lealtà che sono mancate parecchio nella storia recente della destra nostrana. Il cavaliere si riguardi il giochino del dilemma del prigioniero. Il momento è troppo grave per consentirsi il lusso di una scelta sbagliata. Anche per Berlusconi che, fortunato lui, di lussi può consentirsene quanti ne vuole.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:13