
Il processo tributario in Italia, il "solve et repete", l'inversione dell'onere della prova e gli studi di settore, l'economia reale schiacciata e l'aumento dei suicidi.
Ecco perchè la riforma del processo tributario non è rinviabile, funziona così: il Fisco Italiano si costruisce la prova infallibile in casa sua gli "studi di settore"; sulla base di questa opinabile e faziosa prova fa partire l'accertamento contro il contribuente a partita Iva. Quest'ultimo (se ha la forza) impugna la pretesa del fisco e si rivolge all'autorità giudiziaria competente. Prima ancora della prima udienza l'esattore dello stato "equitalia" iscrive a ruolo il 30 per cento della presunta evasione oppure l'intero debito (se dovuto all'Inps) e, senza nessuna pronuncia del giudice tributario, se il contribuente non paga, gli pignorano quello che ha, la macchina, il conto corrente, gli ipotecano la casa.
Dopo anni, anche dieci, magari al terzo grado di giudizio, il contribuente,dopo aver speso gran parte dei suoi risparmi per difendersi, vince - accade nella maggioranza dei casi - e afferma così la sua onestà. Il fisco aveva torto.
Nel frattempo e nel migliore dei casi la sua vita è stata vilipesa, la sua attività frenata, la sua mente occupata e il suo stato d'animo preoccupato.
In centinaia di casi (ogni anno), invece, molti contribuenti non ricorrono al giudice, non ne hanno la forza. La loro vita è stata distrutta e decidono di suicidarsi.
Al netto della demagogia e della retorica sulle partite Iva, qui occorre subito una riforma che ripristini lo stato di diritto. Che ristabilisca, come per un indagato per omicidio, l'elementare principio della presunzione d'innocenza del contribuente. Lavoreremo per questo.
(*) Responsabile nazionale Soccorso Azzurro Partite Iva
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:14