Il corsivista: appello   al direttore Calabresi

Direttore Calabresi, lei ci scuserà se ci permettiamo di entrare “a gamba tesa” sulle vicende e le scelte editoriali di altre testate: in questo caso la “sua” Stampa.

Però abbiamo avuto l’occasione di imbatterci nella produzione editoriale di venerdì scorso firmata da uno dei corsivisti più importanti della testata da lei diretta e vi si leggeva, tra l’altro, nell’ordine: a) “Dunque non era un reato, ma solo una gigantesca figura di m. Prima che, sull’onda della sentenza di assoluzione, l’isteria superficiale dei media trasformi il fu reprobo Silvio in un martire, ci si consenta (direbbe lui) di ricordare che il bunga bunga potrà anche essere legale, ma rimane politicamente incompatibile con un ruolo istituzionale quale quello che il sant’uomo rivestiva all’epoca dei fatti”. b) “Se il capo di qualsiasi governo occidentale, poniamo Obama, avesse telefonato dalla Casa Bianca a un funzionario della polizia di New York per informarlo che la giovane prostituta da lui fermata per furto era la nipote del presidente messicano e andava subito consegnata a Paris Hilton invece che ai servizi sociali – e si fosse poi scoperto che Obama medesimo nella sua casa privata di Chicago si intratteneva in dopocena eleganti con la medesima prostituta e una fitta schiera di “obamine” – forse il presidente americano sarebbe stato costretto a dimettersi l’indomani, ma più probabilmente la sera stessa”. c) E poi che dire di “intratteneva con due donne al giorno? Intanto è morto prima che lo si scoprisse, ma soprattutto agiva con discrezione, appunto, presidenziale”. d) Il chiarimento finale: “Non è moralismo. È la consapevolezza di rappresentare un Paese senza mettersi nelle condizioni di sputtanarlo a livello planetario. È senso dello Stato. Qualcosa che Berlusconi e i suoi seguaci non comprenderanno mai”. Inutile precisare che il corsivista si riferiva all’assoluzione di Berlusconi.

Ecco direttore, ci appelliamo a lei affinché conceda più spazio in pagina ad una penna come quella del suo autorevole corsivista in questione. Perchè crediamo che, se ne avesse avuto di più, intellettualmente onesto e “super partes” com’è, il corsivista avrebbe potuto anche scrivere che in nessun Paese si è mai vista una procura effettuare migliaia di intercettazioni pur di “mettere con le spalle al muro” un uomo politico per ciò che fa all’interno della propria abitazione. O accusare 45 persone di falsa testimonianza solo perché rilasciano deposizioni che non vanno nella stessa direzione voluta dall’accusa.

E che, se c’è stato uno “sputtanamento planetario”, questo è dovuto anche (ma non soltanto, sia chiaro) ad un senso dello Stato che è praticamente assente in chi ha scambiato il proprio ruolo di rappresentante (in toga) di quello stesso Stato per un potere politico mal mascherato. E che per di più ha impunemente “mano libera”.

Ed il corsivista non ha avuto a disposizione neppure lo spazio per spiegare che certe costose, inutili e fin troppo appariscenti inchieste si trasformano talvolta in bolle di sapone delle quali - questo è vero - parlano all’estero, ma soprattutto per la violazione dei diritti dei singoli che certe decisioni provocano. Ma che importa, caro direttore, tanto risarcisce lo Stato, cioè noi...

Vedrà, direttore Calabresi: con più spazio a lui concesso, il corsivista riuscirà anche nell’impresa di non far aumentare il numero di chi, di fronte al becero giustizialismo d’accatto, si troverà razionalmente costretto anche a schierarsi dalla parte dell’ex Cavaliere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03