
Ancora una volta Angelino Alfano rimedia una figuraccia. L’ansia da prestazione lo ha indotto a compiere una clamorosa gaffe sul caso dell’individuazione del possibile assassino della povera Yara Gambirasio. La sua precipitazione ad annunciare alla rete l’individuazione certa del responsabile di quell’orribile delitto non è piaciuta agli inquirenti. In particolare non è piaciuta al Procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Bergamo, Francesco Dettori. Il magistrato, visibilmente infastidito dall’uscita del ministro, ha voluto precisare che “era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo” perché, ha ricordato, “per l’indagato esiste la presunzione d’innocenza”.
Il magistrato con esperienza di lungo corso era intenzionato a mantenere un profilo basso per la semplice ragione che l’accusa contro Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto colpevole, è stata messa in piedi in poche ore. Ad essere precisi, Bossetti è entrato nel mirino degli inquirenti nel momento in cui la prova del Dna lo ha collegato alla scena del crimine, cioè dallo scorso venerdì. È comprensibile, dunque, la prudenza del Procuratore la cui principale preoccupazione, in queste ore, è quella di non prendere un gigantesco granchio. Invece, come un elefante in una cristalleria, Alfano, nella sua veste istituzionale, dichiara, Urbi et orbi, che il caso è risolto e quello in manette è senza dubbio l’assassino.
Ora, fare dell’ironia sulle capacità intuitive dell’ex collaboratore di Silvio Berlusconi, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Troppo facile sghignazzare per le sue scivolate. In realtà, il comportamento del leader dell’Ncd pone alcuni seri problemi di prospettiva politica. Cerchiamo di spiegare perché. Alfano si sente stretto dalla tenaglia che lo scaltro Renzi va stringendogli progressivamente al collo. Giorno dopo giorno questo governo è sempre più un monocolore renziano che pratica scelte di sinistra. Le recenti elezioni hanno confermato l’“idem sentire” dell’elettorato, che ha inteso accordare ampia fiducia alla persona Renzi, ma non ai suoi piccoli alleati. Nelle urne, questi ultimi, sono stati totalmente ignorati dagli italiani. Di là dalle dichiarazioni trionfalistiche del dopo-voto, a cui nessuno ha creduto, Alfano ha dovuto fare i conti con l’amara verità: l’irrilevanza del suo partito nelle scelte politiche della maggioranza. Però lui sa bene, vivendo la realtà dall’interno, che il successo di Renzi è di tipo esclusivamente virtuale giacché i suoi annunci “del fare” non hanno prodotto alcunché di significativo. Sola eccezione: la storia degli 80 euro elargiti come mancia a beneficio del tradizionale bacino elettorale della sinistra, alla maniera della vecchia politica impersonata dal mitico comandante Achille Lauro.
Si scopre, allora, che gli italiani hanno consapevolmente puntato su una speranza. Null’altro, visto che la tanto decantata spinta renziana si è concentrata per intero nel canalizzare la potenza mediatica del suo messaggio. Ecco quindi la contromossa. Una disperata ricerca di visibilità che ha spinto il leader di Ncd a ingaggiare un’impari lotta contro il giovane fiorentino sul terreno dell’audience mediatica. Al momento, il risultato segna il record di ascolti per l’uno e di figure barbine per l’altro. Il rischio a questo punto è che lo sfidante si rompa “politicamente” l’osso del collo, cioè diventi, nell’immaginario collettivo, il depositario di quella dose di arrogante millanteria che segna il tratto distintivo della politica vecchia. Il suo essere identificato come il cialtrone della compagnia finisce col funzionare da schermo alla cialtroneria vera di un premier che chiacchiera tanto e concretizza niente.
Ora, Alfano sostiene che l’approdo naturale suo e del suo partitino sia nel centrodestra. Tuttavia, per quanto lodevoli, benché tardive, siano le sue intenzioni, bisognerà che i vertici della destra si interroghino sull’opportunità, in futuro, di reimbarcare i fuorisciti. Questo nutrito gruppo di persone, oggi guidate da un gaffeur d’eccellenza, porterebbe in dote l’immagine negativa di una combriccola impegnata a fare da strapuntino agli avversari, rimediando solo errori e sprezzo del ridicolo. Alfano, spiace dirlo, rischia di rappresentare un serio problema per la credibilità del centro-destra prossimo venturo. Se lui dovesse insistere, con il suo manipolo di fedelissimi alle poltrone, in questa politica suicida, sarebbe bene che si tenesse alla larga dagli amici e mentori di un tempo. Di guai questa Destra ne ha già tanti di suo. Prendersi sul groppone l’Ncd sarebbe troppo, anche per un irriducibile ottimista come Berlusconi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17