Berlusconi, la Crimea e le “mance” di Renzi

In questa Settimana i quotidiani tutti, le radio, le televisioni pubbliche e private si sono occupati di tre eventi di straordinaria importanza (li cito in ordine di reale importanza): la crisi riguardante la Crimea con la conseguente annessione di tale provincia alla Russia di Putin; la conferma da parte della Corte di Cassazione dei due anni di interdizione dai pubblici uffici di Silvio Berlusconi; infine le solite pagliacciate di mister Renzi.

Il più importante evento è, sotto ogni profilo, e non solo internazionale, quello riguardante l’Ucraina e la Crimea. Su tale argomento l’Italia ufficiale, quella del monarca Napolitano e del giovane Premier tacciono lasciando l’arduo compito alla Nato e conseguentemente agli Stati Uniti. Ma così facendo l’Italia dimostra ancora una volta di non avere una politica estera tale da farla rispettare in tutto il mondo (il caso dei marò è emblematico). Sempre subalterni all’Europa e all’America e pronti ad obbedire agli ordini di qualsivoglia Stato estero che si trova coinvolto in una crisi internazionale, che viceversa è globale, assistiamo inerti e disillusi. A causa dei gravissimi problemi di natura economica, sociale e giudiziaria che abbiamo in casa, siamo incapaci di dire una sola parola che ricordi sia pur marginalmente che l’Italia una volta dominava il mondo.

A tal proposito, l’unico che esaltava l’italianità in ogni comportamento fu Benito Missolini, ma non si può più pronunciare questo nome, pena la reazione smodata dei cattocomunisti e degli antifascisti viscerali, che pur di rispettare il loro credo rinnegano finanche uno di loro che con onestà intellettuale scrive libri in sintonia con la realtà storica vissuta. Parlo di Gianpaolo Pansa che, come tanti di noi che hanno sempre condannato le storture ed i gravi errori del Fascismo, non intendono rinnegare un passato che ha avuto più di qualche effetto positivo. Ci riempiamo la bocca della parola libertà, ma impastoiati come siamo, non sappiamo come difenderla, rimanendo schiavi delle politiche altrui.

Annessione della Crimea alla Russia, come se questo grande e ricco territorio non avesse mai fatto parte dell’impero sovietico. Nessuna meraviglia che il popolo che lo abita, assistendo alle gesta in qualche modo esaltanti degli oligarchi russi, voglia tornare a far parte di un mondo che è certamente cambiato sotto la guida di Putin. Intanto l’evento serve per scatenare la mai dimenticata contrapposizione tra Occidente e Oriente, come se la caduta del muro di Berlino fosse stata casuale. Tutto, viceversa, è stato attentamente e scrupolosamente valutato per assicurare da un canto al mondo occidentale guidato ahimè dagli Stati Uniti d’America (sempre Churchill dopo la fine della Seconda guerra mondiale si rammaricava di un fatto, drammaticamente vero, che riguardava la leadership dei Paesi vincitori.

L’occidente si ribella escludendo la Russia dal G8, minacciando sanzioni di che natura non si sa bene. La Russia per non essere da meno mantiene le sue posizioni inviando carri armati e soldati sul confine con la Crimea, minacciando a sua volta l’occidente di chiudere i rubinetti del gas. Il secondo evento è la conferma dei due anni di pena accessoria a Berlusconi, come se fosse un evento straordinario e non atteso. Nonostante la speranza del Cavaliere di ottenere il salvacondotto per le Europee (speranza ancora una volta svanita), finalmente da parte di Berlusconi si è assistito ad un atto di grande dignità, l’autosospensione dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro, facendo chiaramente intendere che quella onorificenza a lui conferita dal Presidente della Repubblica non è più gradita in quanto proviene da un’istituzione che non rispetta la sovranità nazionale.

Infine, il terzo evento riguarda la solita pagliacciata del giovane Renzi che promette di andare dalla Merkel per ricordare che l’Italia non china il capo dinanzi a nessuno, ma poi a chinare il capo è proprio lui, tornando con le pive nel sacco e promettendo cose che verosimilmente non potrà mantenere e offrendo ai dipendenti della PA la possibilità di andare una volta al mese al ristorante per consumare con la famiglia una pizza con una birra. È un magnifico affabulatore che riesce ad entusiasmare, attraverso un linguaggio non colto ma deciso, qualche donna che in lui vede una novità. Ma un discorso che abbia un minimo di concretezza non lo sa fare. O meglio, non lo può fare. Siamo tutti stanchi di assistere alle solite pantomime per cui è il momento di agire, non andando allo stadio per protestare contro la squadra di calcio del cuore, ma scendendo in piazza al grido di: “Vogliamo votare!”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03