
“L’Italia non sa più vincere”, espressione riferita alla scialba prestazione della Nazionale di calcio contro la Spagna, purtroppo non la possiamo limitare allo sport nazionale.
È ormai da tanto tempo che l’Italia non riesce ad essere protagonista in ogni campo in sede internazionale. A dire la verità non lo è neanche in sede nazionale, visto che le sorti del Paese più bello e prestigioso del mondo sono affidate a personaggi che definire deludenti è davvero poco. Se pensate che su tutti i quotidiani tiene campo la violenta polemica tra il comico Grillo ed il bugiardo Renzi, che si accusano a vicenda con paragoni davvero improponibili per non dire blasfemi, siamo davvero alla frutta. Grillo dice a Renzi, “assomigli a Mussolini”, Renzi replica: “Fascista sarai tu!”. Nessuno dei due si è preoccupato di leggere la storia dell’Italia dal Novecento in poi, e neppure si sono preoccupati di leggere i libri scritti da un grande giornalista, Giampaolo Pansa, che con onestà intellettuale descrive tanti avvenimenti riguardanti il Ventennio fascista ed il suo principale protagonista, Benito Mussolini.
Se avessero letto quei libri ed i trattati di Churchill, Renzi e Grillo si renderebbero conto della loro pochezza intellettuale e della improponibilità nel bene e nel male del paragone. La realtà è davvero un’altra ed è quella che da qualche tempo a questa parte stiamo vivendo, schiavi, come siamo, dell’Europa della Merkel che non perde occasione attraverso le Istituzioni che controlla di denigrare il Paese che più di ogni altro mantiene vivo l’interesse del mondo intero, per la sua tradizione artistico-culturale, nonché giuridica e per la genialità dei suoi abitanti.
Inoltre non sfuggirà all’attenzione di chi avrà la pazienza di leggermi, che i tedeschi non hanno mai più dimenticato i giri di valzer dell’Italia in tutte le occasioni nelle quali vi era una alleanza, sempre sciagurata ma esistente. Leggo su qualche quotidiano francese che la signora Le Pen si accinge a festeggiare un trionfo elettorale e tale annuncio non è affatto casuale. I Galli, dopo l’avvento di Napoleone, non hanno mai più dimenticato l’orgoglio nazionale proprio di chi, dopo aver superato, attraverso tragedie immani ma salutari come quelle vissute durante la rivoluzione francese, ha conquistato la propria identità che difende in ogni occasione.
Viceversa, l’Italia rappresentata allo stato da un residuato bellico quale è il monarca Napolitano e da un giovane di belle speranze che conquista il potere - dopo aver scalzato da quel seggio un proprio compagno di partito, ritenuto da lui stesso, nonostante i proclami di sostegno ben noti a tutti, inadatto ad attuare una politica di riforme quanto mai indispensabili - quale considerazione può avere nel contesto europeo è davvero facile immaginare. Il male dell’Italia non è l’Europa che ha le sue regole fra l’atro condivise sciaguratamente anche dai nostri governanti e bisogna rispettarle, ma a livello di parità. Il debito pubblico italiano è enorme ma non è di molto superiore a quello dei tedeschi, dei francesi, degli inglesi o degli spagnoli.
Solo che è difficile per l’Italia recuperare l’orgoglio nazionale perduto, tale da dire a qualsivoglia partner europeo che di austerità si muore e che per fare aumentare il Pil bisogna alleggerire la pressione fiscale, divenuta insopportabile, ed al contempo eliminare gli sprechi (la gran parte dei quali si trovano nell’apparato statale intriso di burocrazia e privilegi insopportabili). È chiaro che il giovane Renzi e la sua compagine governativa non sono in grado di attuare in tempi rapidi quelle riforme necessarie per modernizzare un Paese la cui Carta Costituzionale è superata dai tempi, così come non sono in grado di far ritornare la scuola a quei livelli antichi ma straordinari della mitica Riforma Gentile, malauguratamente stracciata dal 6 politico, così come non sono in grado di riformare l’Ordinamento giudiziario che è una delle principali cause della mancata crescita economica perché allontana gli investitori stranieri per la lentezza delle procedure utili per il recupero dei crediti e per la tutela degli interessi economici. Ma la responsabilità di tutto ciò, poiché viviamo in un regime democratico, o presunto tale, è del popolo, che per Napolitano non è più sovrano, ma che è inerme, disilluso e rassegnato!
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 21:02