
Il signor Bersani, pur essendo un mestierante della politica appartenente da sempre all’apparato comunista, è un essere umano e in quanto tale ha diritto ad essere rispettato anche da coloro che da sempre hanno combattuto l’ideologia tanto cara a lui ed al monarca Napolitano. Al personaggio va riconosciuto il merito quantomeno della fedeltà ad un’idea mai posta in discussione a differenza dei tanti trasformisti che affollano il panorama politico italiano e che allo stato sono stati chiamati non dagli elettori ma dal sistema a governare l’Italia, con i risultati ben noti.
Per sua fortuna e dei suoi cari ,l’ictus provocato, non dall’alcool né dalle sigarette ma dallo stress che ha dovuto subire nell’ultimo anno a causa delle tante idee e strategie che hanno contraddistinto i diversi esponenti del suo partito, è stato messo alle spalle. Certo, l’augurio migliore che si possa fare al personaggio è quello di rimettersi in sesto nel più breve tempo possibile e dedicarsi a qualche hobby piacevole, continuando a sperare nel “sol dell’Avvenire”. Ma nell’occasione abbiamo potuto constatare fino a che punto di volgare indecenza arriva l’ipocrisia da parte di tutti i rappresentanti delle forze politiche che si sono strette intorno a Bersani ed alla sua famiglia.
Mi chiedo e se lo chiedono in tanti, se l’ictus fosse capitato all’odiato Berlusconi, avremmo assistito alle stesse manifestazioni di stima e di affetto? E Grillo, che fino a non molto tempo fa parlava di Bersani definendolo ”il morto che cammina”, avrebbe pronunciato anche per Berlusconi la seguente frase: “Ti aspettiamo, non fare scherzi”? Penso proprio di no considerato che tanti di questi personaggi, in occasione del ferimento alla bocca del Cav ad opera di un assatanato odio, parlavano di giusta reazione al comportamento ignobile del Cavaliere nella vita privata. Se Grillo può essere compreso in quanto attore comico di professione, non la stessa cosa può dirsi di Matteo Renzi, che non solo si reca in ospedale per salutare l’amico-nemico, ma si rende interprete del sentimento della famiglia alla quale tutto il partito si stringe con affetto.
Bastava osservare il volto del rottamatore per cogliere il senso di quel messaggio. Il partito è mio ormai, tu pensa solo a guarire ma cerca di non litigare con me perché soccomberai sempre. Caro Bersani, il tuo tempo è passato e la politica nostrana è ormai in mano ad un democristiano di oratorio, allevato con qualche idea di sinistra suggerita magari da Famiglia Cristiana, Matteo Renzi e ad un chierichetto di nome Alfano, cresciuto anche lui in oratorio, ma con una idea di centrodestra suggerita dal suo benefattore, Silvio Berlusconi, del quale ha sfruttato le enormi potenzialità a tal punto di occupare prima il ministero della Giustizia e successivamente quello di vicepremier e ministro dell’Interno. Non Parlo di Lupi, le cui doti democristiane sono ben note, né della leggiadra strega De Girolamo, moglie del sinistro Boccia, né tantomeno della Lorenzin, espressione del decadentismo culturale e politico.
Ma è il caso di ricordare l’antico motto ”Dio li fa e poi li accoppia” per rappresentare l’attuale panorama politico composto per la maggior parte da soggetti nominati dalle segreterie dei partiti e non eletti, come vorrebbe la Costituzione in vigore. Il mio amico e collega Guzzetta, egregio costituzionalista, lo grida ai quattro venti ma la sua voce rimane inascoltata, in quanto Napolitano dall’orecchio di sinistra non vuol sentire avendo a cuore il permanere del Governo Letta, lui dice, per la salvezza del Paese e con l’esercizio della giurisdizione totalmente in balia degli eventi e dei Magistrati, il cui unico obiettivo è quello di mantenere i benefici economici ed i privilegi ai quali sono abituati armai da lungo tempo. A proposito, qualcuno ricorda l’eccidio di Acca Larentia, in occasione del quale furono barbaramente assassinati quattro ragazzi il cui unico torto era quello di avere una ideologia di destra, contraria a quella del tanto stimato Bersani?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:07