Esausti di Napolitano   e del... “governicchio”

Su tanti quotidiani si legge che da un sondaggio risulterebbe che un italiano su due sente aria di guerra civile. Io che i sondaggi non li leggo o meglio degli stessi non mi fido troppo, dico che la percentuale è bassa posto che se ascolto dieci persone come ho fatto stamane otto non dicono altro che sono stufi ed esausti di vivere nel Paese nel quale sono nati. Il popolo italiano è stufo delle istituzioni tutte. È stanco di Re Giorgio Napolitano che, violando la Costituzione sulla quale ha giurato, detta le regole del governare quando non si dedica alla vergognosa nomina dei senatori a vita (fra i quali spicca il nome di Mario Monti che in otto mesi è stato capace di sfasciare l’Italia) o quando riceve i dirigenti delle istituzioni ai quali parla della necessità dei sacrifici degli italiani per salvare il Paese. È stanco del governicchio Letta, che mentre illude con proclami vuoti, porta alla disperazione i cittadini che assistono ai sorrisi beffardi dei politici sempre più avidi di privilegi.

Bastava dare uno sguardo in questi ultimi due giorni al cortile del Quirinale e ai dintorni per notare un tale numero di auto blu da impedire la visione del Colle. È stanco del funzionamento della giurisdizione a causa non tanto dell’enorme numero dei processi pendenti, ma del comportamento defatigatorio dei magistrati, immuni da ogni responsabilità e carichi di tanti privilegi che il cittadino non conosce (per esempio mutui con tassi agevolati). Ma il problema più grande che non si riesce ad affrontare e men che mai a risolvere è rappresentato dalla classe politica attuale, il peggio che in tanti anni di vita democratica o pseudo tale ci sia mai capitata. Basta osservare ciò che avviene in Parlamento per rendersi conto della gravità del problema e non mi riferisco alle folkloristiche esibizioni dei parlamentari grillini o della Lega, quanto agli interventi in aula di quei politici che per smorzare i toni, o meglio per aumentarli d’intensità, richiamano la memoria invocando i nomi di Pertini, Berlinguer e Moro.

Ma non quelli di Almirante, Pella, Covelli, Malagodi, Andreotti o Fanfani, per rappresentare ovviamente il compromesso storico e quindi il disastro del debito pubblico causato dalla scellerata politica di quegli anni. A pronunciare quei nomi è stato il giovane catto-comunista Speranza (Pd), ovviamente puntando l’indice sulla differenza tra i politici di quegli anni e quelli attuali. Ma ha dimenticato di dire che quando in Parlamento prendevano la parola gli Almirante o i Fanfani dell’epoca, tutti tacevano e ascoltavano con ammirazione non solo per il sublime eloquio ma per gli alti contenuti degli interventi di quei politici. Ma Speranza è un catto-comunista, come lo è Letta e come si avviano ad essere Alfano, Lupi. la Lorenzin o Mauro, tutti pronti al tradimento pur di rimanere attaccati alle prestigiose poltrone capitate come una manna dal cielo, provocata da Berlusconi che viene brutalmente invitato a rientrare nei ranghi, pena ulteriori disagi e rovine di natura giudiziaria.

Enrico Letta si paragona al buon padre di famiglia che non fa eccessi e spropositi pur di salvarla, e invoca sempre Napolitano, di stretta appartenenza comunista, come il salvatore della Patria. Ma entrambi conoscono il valore di tale parola posto che nella loro vita non l’hanno mai pronunciata per paura di essere sia pure per sbaglio, assimilati ad un qualsiasi movimento neofascista e per timore di turbare i sonni dei comunisti che sono vissuti e vivono nel perenne odio di classe. Ma questi signori che vivono sempre e si alimentano dell’antifascismo viscerale facendo finta di rottamare “i vecchi”, si rendono conto di avere affamato un intero popolo, la cui ricchezza principale sta nel genio italico in tutte le sue espressioni e nella tradizione che qualsiasi altro popolo ci invidia? Penso proprio di no, perché altrimenti non farebbero dichiarazioni ufficiali che offendono gli italiani, che non hanno bisogno di Babbo Natale travestito da politico nostrano, tutt’altro che munifico, ma famelico.

Ogni buon padre di famiglia, quello vero, sa come travestirsi da Babbo Natale anche in periodi tristi come quello che viviamo, dove la Banca d’Italia consente agli istituti bancari di applicare interessi che raggiungono il 20% sugli sconfinamenti. Ma se tali interessi vengono applicati sui malcapitati correntisti che, per i motivi che sappiamo, sono costretti a sconfinare, non si commette il reato di usura, tutto è in regola, mentre le banche tutte, a partire da Unicredit e Banca Intesa, che ricevono dalla Bce montagne di denaro allo 0,25%, gongolano. No, caro Letta, non abbiamo bisogno di te per amministrare la cosa pubblica, così come non abbiamo bisogno di Saccomanni, ex direttore generale di Bankitalia, per tenere i conti in ordine, così come non abbiamo bisogno di Napolitano - un comunista che brindava insieme a Togliatti quando i carri armati sovietici invadevano l’Ungheria - per salvare la Patria, anche perché questa parola preferisce ignorarla.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:44