
Che spettacolo, usuale quanto inverecondo. Usuale perché è tradizione che il Capo dello Stato riceva al Quirinale i maggiori rappresentanti delle istituzioni per gli auguri di Natale e di buon anno nuovo, inverecondo in quanto abbiamo, noi poveri cittadini, assistito ai soliti saluti, strette di mano tra i tanti mestieranti della politica, nonché scambi di sorrisi beffardi tra chi appartiene a formazioni politiche tra loro distanti anni luce per ideologia e programmi diametralmente opposti.
Il tutto condito dalla solita performance del monarca Napolitano che sta sul Colle malvolentieri, costretto soltanto dal momento politico confuso. Siamo tutti davvero preoccupati e addolorati per il disagio in cui vive colui che siede sul trono di Papi e Re e, indossando la insolita veste detta le regole comportamentali non dei sudditi ma dei cortigiani. Non solo io ma tanti illustri personaggi da tempo poniamo l’accento, ovviamente inascoltati, sul grave vulnus che la democrazia italiana ha subìto per opera di Napolitano, sia pur assecondato dallo stesso Berlusconi che sperava nelle doti diplomatiche di Gianni Letta, zio di Enrico, per essere protetto nelle sue tante vicende giudiziarie, l’ultima delle quali si è conclusa con l’allontanamento del Cavaliere dalle istituzioni, nonostante la maggioranza degli italiani continua ad aver fiducia in lui.
Ma vi è un dato di fatto che nessuno può smentire, ormai certificato dallo stesso atteggiamento dispotico del monarca, che detta le regole in spregio a quanto stabilisce la Costituzione ancora in vigore; siamo in una Repubblica Presidenziale, senza che nel frattempo sia intervenuta una qualsivoglia riforma. Per non essere noi presuntuosi e arroganti e seguendo la regola che ci siamo dati sin dall’inizio della nostra attività professionale, quella di leggere e rileggere tutti i testi legislativi, abbiamo consultato l’art. 83 e seguenti sella Costituzione ed abbiamo avuto la conferma che la gran parte dei suoi poteri sono poteri di rappresentanza o di nomina di un terzo deli componenti della Corte Costituzionale, di cinque senatori a vita, nomina sulla quale in tempi recenti è bene stendere un velo pietoso, dare l’incarico di presiedere il Governo ad un soggetto che dovrà proporre i nomi dei ministri che saranno da lui confermati nel singolo incarico per avere successivamente la fiducia dal Parlamento; concedere la Grazia, promulgare le leggi dopo che le stesse sono state approvate dal Parlamento che è sovrano sotto il profilo dell’attività legislativa; sciogliere le Camere quando le stesse non sono in grado di espletate il loro compito ed indire nuove elezioni.
Mai abbiamo potuto riscontrare, al di là dei messaggi alle Camere, una norma che consenta al Presidente della Repubblica di imporre un Governo o dire che egli non scioglierà mai le Camere, né indirà elezioni anticipate, e quel che è più grave, non consentirà nulla che possa ostacolare l’attività del Governo sotto il profilo delle riforme, con la minaccia delle sue dimissioni. Siamo veramente, se non dinanzi ad un colpo di Stato, a qualcosa che gli assomiglia, anche in considerazione del fatto davvero non trascurabile, che il Parlamento attuale è composto da soggetti eletti con una legge elettorale che non più di due settimane fa è stata dichiarata incostituzionale.
Il popolo italiano, ormai stremato, non sa reagire più alle nefandezze alle quali assiste giornalmente e finanche il Movimento dei Forconi, magari incantato da qualche sirena filogovernativa, ha paura di manifestare, temendo, dicono alcuni suoi rappresentanti, infiltrazioni violente, nelle pubbliche piazze, per affermare un disagio economico e sociale che coinvolge tutti, ivi compreso quel ceto medio che era la forza propulsiva dell’Italia che lavora, ridotto sulla soglia di povertà dalla insopportabile pressione fiscale e dallo strapotere delle banche, delle assicurazioni, in altre parole dai cosiddetti poteri forti, appoggiati da sempre dal potere politico, quello vero, rintanato nei palazzi e agevolato dall’intrigo burocratico. Ma come ha ragione e quanto coraggio ha quel piccolo grande uomo, Renato Brunetta, che, senza infingimenti e timori reverenziali, dopo aver ascoltato le parole del monarca, così si è espresso: “Constatiamo con sconcerto e amarezza il ruolo di supporto che il Presidente Napolitano esercita nei confronti del Governo e della sua maggioranza, travalicando il ruolo assegnatogli dalla Costituzione su cui pure ha giurato”.
Ma una persona che nell’arco della sua vita, è stato cresciuto sotto la Monarchia dei Savoia, frequentando i Fasci Littori per diventare successivamente comunista convinto della strategia di togliattiana memoria, per la quale l’invasione dei carri armati sovietici in Ungheria è stata salutare per l’Europa, può nella fase terminale della sua vita, smentire tutto per cercare di essere ricordato quale l’unico presidente rieletto e per volere non solo dei suoi compagni ma dell’alfiere del liberalismo? Certamente sì, e su questo solco esercita il ruolo di monarca imponendo con i suoi frequenti diktat, ai sudditi stanchi ed inermi, sacrifici insopportabili, e gratificando i soliti privilegiati (Commissione dei saggi per le riforme) con i soliti privilegi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:45