
Nel mentre il Cavaliere sta meditando sul come morire politicamente, fucilato dai suoi attuali alleati e da alcuni mestieranti della politica di estrazione democristiana, o ritirandosi di buon ordine in qualche paradiso russo (sperando che ve ne sia qualcuno) prescelto dal suo amico Putin, assistiamo all’indecorosa pantomima di cercare una giustificazione alla fuga. Sentiamo dichiarare da parte di Berlusconi che senza i voti sprecati di Casini, Fini e Monti, Napolitano non abiterebbe al Quirinale perché al suo posto ci sarebbe, indovinate chi, il ruffiano scribacchino, come lo definiva quel grande giornalista che fu Gianpaolo Cresci, cioè Gianni Letta.
Ma Napolitano non è stato sponsorizzato proprio dal Cavaliere, con il ruolo di cerimoniere ricoperto dal suo amico-nemico che ha fallito in tutte le iniziative protettive assunte. Poveri noi, ma il nostro amato salvatore della Patria non aveva al suo arco altre frecce non solo preziose ma anche incisive da scoccare in difesa del prestigio di una nazione che ormai è il lontano ricordo di quella che fu nei secoli passati.
Monti, Casini e Fini sono stati fatti fuori non certamente da Berlusconi, ma dal popolo italiano che tutto perdona tranne il tradimento. Se il Cavaliere, sempre consigliato dal cerimoniere Letta, zio di Enrico, tergiversa nel prendere l’unica decisione utile per il popolo italiano, togliere la spina al Governo Letta le cui gesta negative e dannose stanno addirittura surclassando il Governo Monti e licenziare dalla sua corte i tanti traditori che da tempo hanno profittato del suo carisma non privo in ogni caso del sostegno economico indispensabile, non solo è finita l’Era berlusconiana ma inizierà l’Era dei cattocomunisti che toglieranno a noi tutti la gioia di vivere nel benessere e nell’amore sostituendola con l’odio di classe e con la macelleria sociale che da sempre ha contraddistinto la sinistra al potere.
Se ancora per qualche giorno è titubante, lo costringeranno ad approvare una Legge di Stabilità disastrosa per il popolo, quanto vantaggiosa per l’Europa dei tecnocrati e delle banche per poi, con la decadenza da Senatore, consegnarlo alla storia narrando le gesta di un uomo che è vissuto perennemente in conflitto d’interesse, inseguendo donnette e minorenni per le quali sarà definitivamente condannato per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Questo è da sempre il disegno dei cattocomunisti che pensano di avere finalmente a portata di mano il potere per le debolezze di un uomo frustrato e depresso anche per merito dei suoi tanti amici, primo fra tutti Gianni Letta, che avrebbe voluto addirittura assiso sul seggio più alto della Repubblica Italiana.
Al solo pensiero di vedere un simile personaggio rappresentare la Repubblica Italiana, Einaudi, De Nicola, Segni e Leone si staranno rivoltando nella tomba. Forse Saragat o Scalfaro rimarrebbero fermi, pensando che l’Italia è ormai ridotta sul lastrico. Per fortuna, caro Cavaliere, sta nascendo dalle macerie del disfattismo ideologico un’Italia diversa che crede nella cultura, nonostante il sei politico, e nell’entusiasmo giovanile che farà piazza pulita di Alfano, Lupi, Giovanardi, Lorenzin, Cicchitto e Formigoni; tutti messaggeri del mai tramontato Doroteismo Democristiano, che lungi dal provocare ricchezza e benessere, attraverso la spesa pubblica indiscriminata, crea posizioni di potere sostenute dall’assistenzialismo, l’unico responsabile della voragine creata dall’enorme debito pubblico. Mandiamoli tutti via dal palazzo, riprendendoci rispetto e dignità tali da non essere più proni alle decisioni altrui, ma artefici del nostro destino.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46