
Vorrei con poche righe, spiegare a Barbara Berlusconi, l’unica che ha avuto il coraggio di dire la verità sui tanti mestieranti della politica che circondano suo padre, esclusivamente nel loro sporco interesse, che la persone legate da fraterna amicizia con il padre sono certamente Doris, Confalonieri e altri ma non Letta. L’attempato giornalista, zio di Enrico, ha fallito anche nella sua specialità, la diplomazia o meglio ruffianeria come la chiamava quel grandissimo giornalista, direttore de “Il Tempo” di Roma che fu Gian Paolo Cresci, che non aveva di Gianni Letta una grande considerazione comprovata dal fatto che in veste di direttore dello stesso giornale non aveva mai scritto un editoriale (controllare su internet la circostanza).
D’altro canto, questa dote il giovane Letta l’aveva fatta fruttare con il vecchio proprietario del quotidiano romano di piazza Colonna, il mitico Angiolillo. Se non che, è davvero strano che né il Cavaliere né sua figlia si siano ancora accorti non solo del legame stretto da Gianni Letta con Napolitano, né del fallimento della strategia diplomatica che avrebbe dovuto preservare Berlusconi dai guai giudiziari che lo stanno massacrando e che continueranno a massacrarlo fino a quando non si porrà mano alla indispensabile riforma dell’Ordinamento giudiziario sempre promessa e mai attuata.
Ma fin quando Napolitano detterà le regole e fin quando persisteranno le innaturali alleanze attuali, ricordiamolo, volute da Berlusconi, su suggerimento di Gianni Letta, cara Barbara, suo padre non avrà scampo, anche perché l’unico modo per conquistare il potere da parte dei cattocomunisti è la sparizione dalla scena politica di suo padre. Ma quando la gente mi chiede come mai dobbiamo soffrire per mantenere in piedi un governo non voluto da noi ma imposto da Napolitano, io rispondo semplicemente che il Berlusconi accerchiato dai mestieranti della politica non è più quello del 1994 né quello del 2008, ma quello prostrato che abbiamo visto in Senato il 2 ottobre, giorno nel quale ha ribadito, piangendo, la fiducia al Governo Letta.
Molti, anche alcuni dei miei colleghi, si sforzano di dare suggerimenti sulla riforma del sistema giudiziario, invocando l’indipendenza della magistratura, e fanno finta di non accorgersi che l’autonomia e l’indipendenza sono princìpi cardine dell’Ordinamento giudiziario che dovrebbero impedire ai magistrati di far politica non solo fuori dai loro luoghi di lavoro ma particolarmente dentro. Viceversa, senza che mai il Csm, presieduto da un vetero democristiano, Vietti, voluto all’epoca da Berlusconi per accontentare l’alleato Casini, intervenga in maniera drastica per punire con sanzioni severe il continuo sforamento da parte dei tanti magistrati che dimenticano di appartenere a un ordine che non è un potere, perché soggetto alla legge, non vi è più salvezza per nessuno se non si interviene immediatamente per eliminare l’anomalia frutto di quella disgraziatissima riforma del 1973 che porta il nome di un deputato democristiano dell’epoca, Breganze.
Pertanto la signorina Berlusconi che non più tardi di ieri ho lodato per il suo chiaro atteggiamento nei confronti dei tanti cortigiani del padre, apra gli occhi e le orecchie a chi non vuol vedere o sentire, ricordando che non più tardi di ieri il premier Letta, nipote di Gianni Letta, ha dichiarato che, per la tenuta del governo non vi è alcun problema dopo la decadenza, tanto attesa dal Pd, dalla carica di senatore di Silvio Berlusconi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48